Parte del sistema di tubazioni Keystone che attraversa il Nord Dakota è stato chiuso a seguito di una perdita di circa 383 mila galloni di petrolio. La perdita è avvenuta dall’oleodotto “Keystone 1”, che attraversa la parte nord-orientale dello Stato, e coinvolge circa 2.300 metri quadrati di terra, ed è esattamente il tipo di complicazione che gli attivisti indigeni e ambientali temono possa accadere in caso il sistema Keystone dovesse espandersi ulteriormente.

L’INTERO SISTEMA attualmente si estende per circa 4.185 chilometri, dalla regione di Alberta, Canada orientale, fino a Manitoba in Ontario e poi a sud fino al Texas. La cosiddetta “Keystone 1” si riferisce al primo tratto della pipeline Keystone che ha iniziato a operare nel 2011; il controverso oleodotto Keystone XL dovrebbe prendere origini ad Alberta ed estendersi a sud fino a Steele City, nel Nebraska. La società che lo possiede, la TC Energy afferma di sperare di iniziare la costruzione nel 2020.

Martedì è stato rilevato un calo di pressione e la conduttura è stata immediatamente chiusa, ma la TC Energy, non è sicura di come sia iniziata la perdita in North Dakota e ha comunicato che una parte indipendente sta esaminando la pipeline, in una dichiarazione che sembra minimizzare l’incidente che riguarda «meno della metà delle dimensioni di un campo di calcio. Stiamo stabilendo il monitoraggio della qualità dell’aria, dell’acqua e della fauna selvatica e continueremo il monitoraggio per tutta la risposta. Non sono stati segnalati infortuni o impatto sulla fauna selvatica», ha affermato TC Energy.

A INIZIO OTTOBRE l’attivista climatica Greta Thunberg aveva visitato le riserve indiane americane in North e South Dakota per parlare degli oleodotti Keystone, all’interno della conferenza di Pine Ridge in South Dakota e a Standing Rock in Nord Dakota, ora, invece Thunberg è in un’altra regione Usa martoriata da una serie di disastri, la California, dove si susseguono incendi devastanti e dove per la prima volta il servizio meteo nazionale ha diramato una allerta rossa estrema per gli incendi scoppiati alle porte di Los Angeles per colpa dei forti venti chiamati Diablo winds, nel nord della California, e Santa Ana winds nei settori meridionali dello Stato. Questi forti venti secchi e caldi alimentano le fiamme, favorendo la propagazione degli incendi: negli ultimi giorni le raffiche hanno addirittura raggiunto i 90-100 km/h.

Thunberg ha partecipato allo Youth Climate Strike a Los Angeles, uno sciopero terminato in una manifestazione fuori dal municipio per protestare contro la produzione di combustibili fossili in California. L’evento ha coinvolto relatori e musicisti, giovani attivisti di Los Angeles e stranieri, per chiedere al governatore Gavin Newsom di proteggere le comunità e il futuro del clima della California eliminando gradualmente la produzione di combustibili fossili.

NONOSTANTE la sua reputazione globale come leader della protezione dell’ambiente, la California rimane uno dei maggiori Stati produttori di petrolio del Paese. La stessa Los Angeles ospita il più grande giacimento di petrolio urbano della nazione, dove i pozzi petroliferi attivi estraggono vicino a case, scuole e parchi, secondo la nota che pubblicizza la partecipazione di Thunberg all’evento di ieri.

Lo sciopero fa parte dei Fridays For Future. «Queste iniziative inviano un messaggio sul fatto che i giovani non vanno a scuola per proteggere il proprio futuro – si legge nel comunicato losangelino – e che continueranno la loro lotta contro la crisi climatica fino a quando i politici non intraprenderanno abbastanza azioni per invertire la sua traiettoria».