A poco più di 70 giorni dalla proclamazione di Lenin Moreno a nuovo presidente dell’Ecuador si apre nel paese una crisi politica tutta interna al correismo e alla via ecuadoriana al Socialismo del XXI secolo. Da tempo circolava la notizia di un possibile coinvolgimento del vicepresidente Jorge Glas nello scandalo «Odebrecht», che sta mietendo vittime illustri in mezza America Latina.

LA LOTTA ALLA CORRUZIONE e il dialogo sono gli assi portanti della presidenza di Moreno. Che in un messaggio appassionato al paese ha esortato il popolo ecuadoriano a unirsi nella lotta alla corruzione da ogni parte questa provenga e la stampa a denunciare liberamente scandali, anche se questi coinvolgono membri del suo governo o del suo partito.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la decisione presa la scorsa settimana da Moreno di togliere ogni funzione al vicepresidente Glas, sotto indagini preliminari per peculato e altre presunte pratiche illegali, in almeno sei istanze collegate alle imprese Odebrecht, Petroecuador, Caminosa. Durissima la reazione di Glas (che già in precedenza aveva accusato Moreno di flirtare con l’ex-presidente di “destra” Abdala Bucaràm) del nocciolo duro di Alianza Paìs e dello stesso Rafael Correa, che ha subito gridato al complotto, mentre i parlamentari del movimento hanno deciso di proporsi come mediatori. La base fedele a Correa si è riunita qualche sera fa sotto palazzo Carondelet chiedendo le dimissioni di Lenin in nome dell’integrità della revoluciòn ciudadana. Contestano a Moreno il dialogo con tutti, inclusi i movimenti indigeni e le critiche al pesante debito ereditato da Correa.

UNO DEI PRIMI PASSI del neopresidente è stato di riaprire la porta al dialogo con la Conair, movimento indigeno osteggiato da Correa, restituendogli la sede e assicurando indulto ed amnistia a vari dirigenti indigeni. Sul caso Glas sia la Conaie, che la Confederazione dei lavoratori – Fut hanno manifestato il loro appoggio alla politica di trasparenza di Moreno. Resta però la distanza critica della Conaie dal governo, visto che restano aperte vertenze decisive come l’abbandono della legge sull’acqua o la revisione del modello di sviluppo, quella «trasformazione della matrice produttiva» annunciata da Correa e ora sparita dagli annunci di Moreno.

IN ECUADOR IL PARADIGMA continuerà ad essere fondato sull’estrazione di petrolio e minerali, in quella che Eduardo Gudynas ha ribattezzato matrice «iperestrattivista». Al netto di queste considerazioni, Moreno sta interpretando senza dubbio un nuovo approccio, dettato dalla sua indole più dialogante, ma non per questo meno determinata, e probabilmente dalla necessità di evitare una polarizzazione come quella che sta tormentando il Venezuela. L’Ecuador per bocca del ministro degli Esteri Maria Fernanda Espinoza ha criticato lunedì scorso la decisione di sospendere il Venezuela dal Mercosur, esortando altri paesi a non interferire nelle scelte del popolo venezuelano e di fatto sostenendo il processo della Costituente.

A Quito intanto si assiste a una crisi politica inedita, in un contesto nel quale Alianza Paìs non gode di maggioranza assoluta al Congresso. Va ricordato che Glas fu anche vicepresidente durante il secondo mandato Correa, succeduto a Moreno, elemento che secondo alcuni osservatori marcò un cambio di passo verso una strategia d’ampliamento della frontiera estrattiva, la produzione per l’esportazione e la firma dell’Accordo di libero scambio con l’Ue. Accordo sul quale al tempo fu estremamente critico l’allora ministro degli Esteri (ed esponente della “sinistra” di Alianza Paìs), Ricardo Patiño, oggi principale consigliere politico di Moreno. Per alcuni analisti più critici, questa crisi potrebbe segnare il passaggio dalla fase correista, bonapartista, e di tipo caudillista, a una fase più liberale, pro-settore privato, fondata sul consenso e il dialogo, senza alcun cambio di rotta sul modello economico. Insomma, una “restaurazione”, che già da alcuni settori viene attribuita come da prassi a Washington, o un tentativo di «rivoluzionare la rivoluzione»? Una contesa tutta interna ad Alianza Pais o un colpo di coda dell’ex presidente?

VARI ANALISTI, tra cui Oswaldo Moreno prefigurano alcuni scenari: o Correa si stabilisce definitivamente in Belgio per continuare la sua carriera accademica o resta e diventa una sorta di versione ecuadoriana di sinistra di Alvaro Uribe, ex-presidente colombiano. Moreno invece, se riuscirà a governare e creare consenso, potrebbe raccogliere l’eredità di Pepe Mujica e avere anche un futuro a livello internazionale.