Carlin Petrini, fondatore di Slow Food è a Expo, nel padiglione della sua organizzazione con Jacques Herzog, l’architetto che l’ha progettato. Entrambi non risparmiano critiche all’Esposizione, sia per i contenuti che per alcune scelte architettoniche, diverse dal progetto originario di orti globali al quale avevano lavorato.

«Circo Barnum» è la definizione di Petrini per una Expo «che non può ridursi solo in una fantasmagorica, straordinaria impresa estetica ma deve avere contenuti». E l’idea originale è stata «ridotta con cattivo gusto, facendo intendere che non aveva appeal per attirare le persone: hanno scelto un’ipotesi diversa, hanno perso grande opportunità di fare cultura e di trasmetterla», è l’attacco di Petrini, mentre in prima fila arriva il commissario unico di Expo Giuseppe Sala.

Critiche arrivano anche alle scelte di alcuni paesi («non si può ostentare opulenza in un mondo in cui si muore di fame»), mentre il padiglione Slow Food ha scelto uno stile quasi monastico, con moduli di legno che potranno essere smontati e rimontati nelle scuole lombarde o in Africa, come aule o come capanni per gli attrezzi.

La polemica di Petrini non risparmia McDonald’s («Noi non siamo la loro compensazione»), ma l’occasione è anche quella di lanciare l’edizione di Terra Madre che ci sarà ad ottobre e porterà a Milano centinaia di giovani contadini da tutto il mondo. Per questo Slow Food lancia una raccolta fondi e invita i milanesi ad accogliere i contadini nelle loro case. E sulle devastazioni del Primo maggio, Petrini sottolinea che dopo le distruzioni «stavolta arriveranno i giovani contadini a costruire».