Tutti gli europei dovrebbero votare in Germania domenica 22 settembre. La campagna promossa da Alba, Il Corsaro, l’associazione Altramente, Global Project e European Alternatives, potrebbe suonare provocatoria. Ma riflettiamoci: se il destino fiscale, economico e quindi politico è nelle mani del Cancelliere Angela Merkel, e del suo partito che ha imposto l’austerità ad un intero continente, perché non chiedere al Presidente del Bundestag Norbert Lammert il diritto di voto? Basta sottoscrivere la petizione online sul sito www.ivoteingermany.eu/it. «La campagna – spiegano i promotori – è promossa orizzontalmente da singoli, reti e associazioni che credono nell’urgenza di costruire un’Europa democratica capace di restituire ai cittadini la sovranità oramai perduta dalle democrazie nazionali». Anche nel caso in cui le elezioni politiche di domenica produrranno una «grosse Koalition», con l’avanzata del «partito anti-euro» Alternative für Deutschland, l’esito del voto condizionerà il prossimo quinquennio in tutti i paesi dell’Unione Europea. Anzi, la formula delle «larghe intese» verrà accolta dagli ultras italiani come la dimostrazione che la politica del Fiscal Compact è un orizzonte insuperabile. Lo ha sostenuto Mario Monti nel libro con Sylvie Goulard «La democrazia in Europa», quando era ancora candidato a governare con l’alleanza «Italia Bene Comune» e Bersani teorizzava un «governo del 51% che si sarebbe comportato come se avesse il 49% dei voti». Le aspirazioni di Monti, e di chi lo ha nominato «senatore a vita», sono naufragate, ma il progetto prosegue immutato con l’ircocervo Pd-Pdl-Scelta Civica. Un voto a favore della campagna «Io voto in Germania» è la prova che esiste un’«altra Europa».