A confermare che i prodotti biologici hanno un effetto positivo sulla salute arriva un’altra review scientifica: «A Systematic Review of Organic Versus Conventional Food Consumption: Is There a Measurable Benefit on Human Health?», pubblicata sulla rivista Nutrients. La cosa sconcertante è che Efsa dica il contrario secondo i risultati di due sue recenti valutazioni pilota. Secondo l’Agenzia, i rischi per l’uomo connessi alla presenza di pesticidi multipli sarebbero «con diversi gradi di certezza, inferiori alla soglia che fa scattare meccanismi normativi per tutte le fasce di popolazione interessate». Affermazioni sorprendenti che arrivano con uno strano tempismo. Proprio in questo periodo di emergenza sanitaria si discute infatti di revisione di modelli produttivi dannosi per ambiente e salute umana e si fa strada il concetto di One Health, che prevede un approccio multiattoriale, nel perseguimento di obiettivi di salute pubblica da utilizzarsi anche in campo agroalimentare e zootecnico.

Come sottolinea Renata Alleva Ph.D, dottore di ricerca in Biochimica, specialista in Scienza dell’Alimentazione e membro del comitato scientifico Isde, consultata da Aiab in proposito, «molti degli studi pubblicati e citati nella review, hanno dimostrato come il consumo di prodotti biologici protegga dall’esposizione a pesticidi neurotossici o cancerogeni, a metalli cancerogeni come il cadmio e a fertilizzanti sintetici. Troppo spesso abbiamo osservato che più di un pesticida sia stato messo al bando dopo tanti anni dalla sua immissione in commercio per accertati effetti sulla salute. Un esempio passato è il Ddt e uno molto recente il clorpirifos, un insetticida diffusamente utilizzato nella frutticoltura in Italia e nell’Europa, bandito dall’Efsa da gennaio 2020, perché ritenuto neurotossico, genotossico e pericoloso proprio per i bambini. Molti studi scientifici pubblicati in riviste scientifiche internazionali, che avevano come obiettivo di valutare l’esposizione a pesticidi, hanno trovato spesso il clorpirifos nelle urine di bambini e adulti esposti sia attraverso il consumo di cibo sia per esposizione residenziale. Il clorpirifos è stato associato a disturbi del neurosviluppo e patologie dello spettro autistico, ma anche ad aumento del rischio di tumore mammario ed è definito un interferente endocrino, ossia in grado di produrre alterazioni metaboliche anche a basse dosi».

Non meraviglia quindi che molti pesticidi vengano banditi dopo tanto tempo perché patologie come il tumore, patologie tiroidee, infertilità, problemi del neurosviluppo, si manifestano dopo esposizione cronica anche di anni e questo meccanismo riguarda particolarmente i feti, la cui salute da adulti in gran parte origina dalle esposizioni in utero.

Lo studio «Nutrinet-Sante», al contrario di ciò che dice l’Efsa, rimarca dunque, con scientifica certezza, che mangiare biologico riduce il rischio, in particolare del tumore mammario post menopausa e di linfomi, una patologia da esposizione abbastanza ricorrente negli agricoltori.

Insomma, non si può parlare di diete salutari senza considerare l’impatto che ha la produzione di un dato cibo sull’ambiente e quali siano i contenuti nutritivi ma anche i contaminanti del prodotto finale.

Quelli diffusi da Efsa sono messaggi preoccupanti. E’ chiaro a tutti quanto una certa modalità di produzione del cibo sia dannosa e all’origine della perdita di biodiversità che, come sottolineato da alcune ricerche recenti, è anche tra le cause dell’emergenza sanitaria in corso.

Vigileremo con attenzione sull’evolversi della situazione e sosterremo in tutte le sedi possibili, la necessità di non mollare sul principio, Una Salute e un Benessere, a sostegno della salute pubblica, che deve essere intesa come bene comune.

* presidente Associazione italiana agricoltura biologica (Aiab)