Il giorno dopo il voto che ha respinto il divieto dei pesticidi e la tassa sulla C02, e ha invece approvato la legge che prevede i risarcimenti per i danni economici provocati dal Covid e le misure anti-terrorismo che inaspriscono controlli e repressione ponendo più di un dubbio sulle limitazioni alle libertà dei cittadini, a cantare vittoria in Svizzera è solo la destra dell’Udc, che già due settimane fa aveva fatto saltare il banco delle trattative con l’Unione europea per un accordo quadro che mantenesse il paese sull’uscio dell’Europa. Sono loro a incassare il voto decisivo delle «campagne» nei confronti delle più liberali «città» e a cavalcare l’onda della chiusura, sia sul piano ecologico che su quello socio-politico. «Prima della fine del mondo, la fine del mese», era stato lo slogan dell’Udc.
Perdono tutti gli altri, dal Partito socialista ai Verdi, ma pure un partito di centrodestra moderato come il Partito liberale radicale, che aveva sostenuto la legge anti-emissioni, al punto che ieri la presidente Petra Gössi ha annunciato le dimissioni. La sconfitta più bruciante per gli ambientalisti non è tanto quella sui pesticidi, che vedeva tutti contrari tranne i Verdi, quanto sul quesito che intendeva limitare le emissioni di C02, bocciato dagli elettori anche se di poco. Secondo la ministra per l’Ambiente, la socialista Simonetta Sommaruga, il voto di domenica «avrà ripercussioni» sul futuro del paese, perché «adesso sarà difficile raggiungere gli obiettivi sul clima».
«A incidere sul risultato è stato il divario che si è creato tra città e campagna», ha scritto il quotidiano Le Temps. Per il Tages Anzeiger ci troviamo di fronte a «due Svizzere che non si capiscono e non si parlano», quella urbana, colta, benestante e liberale, e quella di provincia, chiusa e meno sensibile ai temi dell’ecologia o delle libertà. Città come Ginevra e Zurigo hanno infatti votato a favore del referendum anti-C02, mentre a Basilea, caso unico in tutta la Svizzera, la maggioranza dei cittadini ha detto sì sia alle norme per limitare le emissioni di anidride carbonica che ai due quesiti contro i pesticidi e ha bocciato la legge anti-terrorismo.
La restrizione delle libertà individuali crea apprensioni a sinistra. «Si tratta di una legge liberticida e che mina principi fondamentali dello stato di diritti, perché conferisce alla polizia la facoltà di limitare i diritti di libertà degli individui a titolo preventivo e a sua discrezione, semplicemente sulla base di un sospetto e senza alcun mandato di un’autorità giudiziaria o politica», ha scritto in un editoriale su Area, il giornale del sindacato Unia, il direttore Claudio Carrer, che definisce queste norme come «l’anticamera di uno Stato di polizia».
L’impressione, dopo il voto di domenica, è che la Svizzera si avvii a uscire dalla pandemia con un deciso slittamento a destra.