Come si individua il cinema nuovo? Un tempo ricercando nelle cineteche sotto censura, là dove certamente si trovavano i film fuori dai canoni. Usando l’autorevolezza nell’indicare precisamente i titoli, come sappiamo che facevano Lino Micciché e Bruno Torri nelle visite ai paesi più burocratici e controllati delle prime rassegne di Pesaro. Nello scorrere il programma della 53a edizione della Mostra del nuovo cinema con la direzione artistica di Pedro Armocida che inizia oggi fino al 24 giugno, si nota l’obietivo di mantenere un collegamento tra lo spirito delle prime edizioni e il cinema delle nuove generazioni a cui sempre più accedono artisti visuali. Oggi i film circolano più facilmente e alla Mostra da tempo non si assiste a infuocate assemblee di registi sotto attacco. Tuttavia gli esordi ogni anno offrono sorprese e svelano i misteri della nuova generazione, i timori, gli stili, le esperienze sempre più internazionali e ben poco legate ai confini nazionali.

In più di un film tra quelli in concorso si mette in scena l’oscuro futuro, come l’incubo nucleare in «Baba Vanga» di Alessandra Niemczyk, artista e regista polacca allieva di Bela Tarr, al suo film d’esordio ispirato alla veggente balcanica di inizio Novecento che predisse parecchi eventi spaventosi di questo secolo e molti altri («ma perché li volete conoscere?») fino al 5079, anno che indicò come quello della fine del mondo. Uno stile inconfondibile da cui è difficile staccarsi, dove gli elementi biografici sono riportati a un presente piuttosto allarmante.

Qualcuno l’evento epocale lo ha già vissuto attraverso i genitori il 4 giugno dell’89, a piazza Tienanmen. Allora aveva solo tre anni uno dei protagonista di «The First Shot» di Yan Cheng e Federico Francioni (il film è presentato dal Centro sperimentale, sede d’Abruzzo), cerca con le sue iniziative di cambiare le cose, apre canali in rete che poche ore dopo vengono chiusi dalla censura, un altro fa la spola tra Pechino e Canada, quasi tutti non vogliono che ci sia alcun ricordo del passato nel loro futuro. Un film girato quasi interamente con iphone che vive di visioni di vetro e acqua nella città ricostruita vertiginosamente oltre che di riflessioni sul presente.

E la censura ha colpito Rong Guang Rong per il suo «Children are not afraid of death, children are afreid of ghosts» ispirato a un fatto di cronaca, bambini suicidi in un villaggio cinese che porta ilregista a compiere un viaggio su quei luoghi e farci partecipe delle paure più ancestrali. Artisti indipendenti, lui e la moglie Ambra Corinti hanno aperto a Pechino uno dei primi spazi per artisti e per la musica sperimentale e fondato l’organizzazione Zajia Lab.

Specchio di come vive la nuova generazione è anche il vivace «Antonio um dois tres» esordio del brasiliano Leonardo Mouramateus (classe 1991) presente con i suoi corti a Locarno, Cinéma du Réel, Lisbona e al Centre Pompidou. Qui vediamo tornare una scena scomparsa dai tempi dei film degli anni Sessanta, i protagonisti sul tetto e fissare l’orizzonte e il loro futuro (a Lisbona).

E non abbiamo ancora visto «Sexy Durga» dell’indiano Sanal Kumar Sasidharan dove si arriva ai rituali della vendicativa dea Kali.

CRITOFILM

Uno dei legami con quello che rivoluzionò il cinema negli anni del cinema nuovo è la sezione curata da Adriano Aprà, la scoperta dello scorso anno, il programma dei «Critofilm, il cinema che pensa il cinema» (dal greco kritein: spiegare) o film essay su ogni specie di studio cinematografico (i registi, i generi, i film, la lavorazione…), indicata come omologo al cinema e quindi più adatto della scrittura a elaborare percorsi critici. Una seconda parte è in programma al festival completo di ebook, unico al mondo sull’argomento, che accompagna la retrospettiva (con 3200 titoli). Ritroviamo qui nomi e cinematografie come «Il cinema sperimentale a Roma 1975-1975) di Bruno Di Marino che va collegato alle lezioni di storia di Federico Rossin (che si terranno il 21 e il 23) in occasione dell’anniversario del New American Cinema che arrivava a Pesaro in una grande retrospettiva nel 1967 con Jonas Mekas (di cui pubblichiamo qui accanto un estratto dell’intervista fatta in quell’occasione). Un doppio percorso intreccerà il film sperimentale italiano e quello statunitense.

Aprà segnala in particolare il «colossal dei Critofilm» «È il Casanova di Fellini? (di Liliana Betti, Gianfranco Angelucci con Federico Fellini, ccon protagonisti come Tognazzi, Gassman, Sordi, ondotto da Olimpia Carlisi musa del cinema underground. Ci sono quelli dedicati a Nicholas Ray (un ritratto del 1975, l’«Effetto Olmi» di Mario Brenta, i frammenti di una storia del documentario realizzata da Jean Louis Comolli, «Catene» di Patrizia Pistagnesi, «La passione dello spaventapasseri» di Sergio G. Germani su «Gli ultimi» di Vito Pandolfi e poi ancora Ozu, Makhmalbaf Howard Hawks, Murnau e Straub con «Pour Renato» dedicato a Renato Berta.

CINEMA ITALIANO

Del cinema italiano in fieri ci sarà parecchio materiale nella sezione «Satellite, visioni per il cinema futuro» (a cura di Anthony Ettorre, Annamaria Licciardello, Mauro Santini, Gianmarco Torri) si mostra con diciotto opere la produzione a bassissimo budget, fuori formato, fuori genere fuori dalla logica degli esercenti. Evento speciale di questa edizione è «L’attore nel cinema italiano» con incontri sul rapporto tra nuovo cinema e recitazione, incontri con Valentina Carnelutti, Jasmine Trinca e la giovane Blu Yoshimi (Piuma). Per l’occasione è stato edito «Storia, performance immagine (Marsilio), uno dei volumi che caratterizzano la mostra da sempre (dai tempi dei preziosi materiali su cui si sono cimentati da giovani tanti futuri critici, professori universitari, ma anche registi come Piscicelli).

E come riferimento teorico di tutto il festival aleggia la presenza di Rossellini presente alle prime edizioni della Mostra, con la copia restaurata di Roma città aperta, Europa 51, India, La presa del potere da parte di Luigi XIV, Cartesio e le Schegge a cura di Fulvio Baglivi proiettate in apertura dei programmi più una tavola rotonda.

RETROSPETTIVE

Si attende Nicolas Rey con le sue macchine da proiezione: del regista francese, ingegnere e fondatore del laboratorio «L’abominable» collettivo di stampa e sviluppo saranno proiettati quattro film in 16mm e il 21 alla Pescheria sarà autore di una performance e di un incontro. Dal cinema spagnolo è in programma la retrospettiva di Pedro Aguilera (San Sebastian, classe 1977, studi alla Escuela de Cine de San Antonio de los Baños di Cuba e qui torna un altro collegamento con Pesaro delle origini, Fernando Birri) con la magia dei suoi film La influencia, Naufragio, Demonios tus ojos. Inoltre è da segnalare la proiezione speciale di Belle Dormant di Ado Arrieta, che in una delle prime edizioni di Pesaro arrivò giovanissimo come esponente di punta del cinema underground spagnolo e ritorna in questa edizione, dopo aver vissuto poi in Francia da esule del franchismo, con una favola sul tempo e l’elasticità del tempo «che avrebbe potuto essere scritta da Einstein», come ha detto (il 24 Rinaldo Censi terrà un incontro con lui). E come un omaggio a Joao Bothelo quest’anno nella giuria dei film in concorso premio Lino Micciché e che terrà una masterclass il 24 è in programma «O cinema, Manoel de Oliveira e eu» presentato in anteprima mondiale a Locarno lo scorso anno.