L’esperimento dell’alleanza tra il Pd e il M5S, dopo il fallimento umbro dello scorso ottobre, potrebbe rinascere a sorpresa nelle Marche, chiamate al voto regionale in primavera. Il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, ha aperto a sorpresa la partita proponendo ieri alla capogruppo pentastellata del suo comune, Francesca Frenquellucci, di entrare in giunta con la delega all’Innovazione. Lei ha fatto sapere di aver accettato poche ore dopo l’offerta. È una mossa che rimescola le carte del centrosinistra marchigiano e scuote anche le fondamenta di un M5S che in due anni di governo nazionale ha visto crollare il proprio consenso in maniera esponenziale e adesso cerca un modo per risalire la china: è un gioco di incroci che, tra le altre cose, dovrà portare a breve alla soluzione dell’enigma sul candidato alla presidenza delle Marche.

L’uscente Luca Ceriscioli (Pd e peraltro ex sindaco di Pesaro) vorrebbe provare a concedere il bis, ma dentro al Pd sono in pochi a sostenerlo, così come tra gli alleati (Italia Viva, + Europa, Verdi e civici) tutti invocano un qualsiasi nome diverso dal suo. Ricci, dal canto suo, è tra quelli che corteggiano la sindaca di Ancona Valeria Mancinelli – gradita anche ai renziani – ma la quadra alla fine si potrebbe trovare su un nome che gira sia tra i democrat sia tra quelli del M5S: l’ex rettore dell’Università di Ancona, Sauro Longhi, che si è messo formalmente a disposizione ormai da diverse settimane. A sbrogliare la matassa ci dovrà pensare il vicesegretario del Pd Andrea Orlando, atteso in terra marchigiana da qui a stretto giro di posta.
La promozione di Frenquellucci in giunta è una manovra piuttosto consistente in favore dell’accordone demostellato, ma il percorso si annuncia non povero di insidie: i Cinque Stelle marchigiani accetteranno la cosa? E i leader a Roma? I vertici nazionali hanno escluso qualsiasi possibilità di coalizione, ma in consiglio regionale i due consiglieri eletti nella tornata del 2015 non disdegnano l’idea, consapevoli del fatto che al prossimo giro il rischio è di scomparire e non eleggere nessuno: meglio male accompagnati che soli e alla deriva.

Frenquellucci è nel bel mezzo di questo guado, anche se va detto che il suo avvicinamento a Ricci è in atto ormai da mesi, da quando cioè nello scorso autunno il sindaco la nominò consigliere delegata ai rapporti con l’Università.

«Credo che possiamo essere il primo comune in Italia a creare una collaborazione di questo tipo – ha scritto Ricci su Facebook – del resto siamo forti della coerenza del percorso che abbiamo fatto insieme e dei risultati ottenuti in così poco tempo. Nelle condizioni politiche nazionali e cittadine che si sono create, l’ingresso in giunta di Francesca mi sembra la naturale conseguenza».

La delega all’Innovazione non ha un grande peso all’interno delle politiche amministrative pesaresi, dunque la mossa ha valore quasi esclusivamente politico: si tratterebbe infatti della prima giunta comunale giallorossa, peraltro in una città che è l’ago della bilancia del centrosinistra regionale. Frenquellucci, in questo senso, è «l’arma di fine di mondo» che Ricci userà per mettere definitivamente all’angolo Ceriscioli e costringerlo a fare un passo indietro: i suoi cinque anni da governatore, infatti, sin qui si ricordano quasi solo per le irrisolte polemiche sulla gestione del postsisma e per una faticosissima e infinita riforma della sanità che, partita con l’obiettivo di accontentare tutti, non sta convincendo nessuno.

L’idea di fondo, nel Pd e non solo, è che una ricandidatura di Ceriscioli porterebbe a sconfitta certa contro una destra che sente l’odore del sangue del nemico e punta dichiaratamente a espugnare Palazzo Raffaello per la prima volta nella sua storia. Anche da quelle parti, però, la situazione non è rosea: il candidato designato è il deputato maceratese di Fratelli d’Italia, Francesco Acquaroli (che ha già fatto fuori il concorrente interno Guido Castelli, ex sindaco di Ascoli), ma da qualche giorno Matteo Salvini va dicendo in giro che la partita non è chiusa. Il nome leghista in caldo è quello del sindaco di Civitanova Fabrizio Ciarapica. La questione sarà discussa a Roma dai tre leader di un centrodestra che, per quanto fortissimo, non appare affatto monolitico.