Con «distacco aristocratico» il trio toscano si rituffa a poco più di un anno di distanza da L’amore e la violenza, in un secondo capitolo del loro personale immaginario musicale tra pop culture, citazioni colte e digressioni nel canzoniere italiano anni’60. Un ritorno a sorpresa, partorito in tour – i brani sono costruiti alla chitarra ed è la differenza più marcata rispetto al precedente capitolo – ma sempre decisamente pop come comune denominatore. Manca però lo scatto geniale, l’intuizione folgorante del «fratello maggiore» – una Amanda Lear per intenderci, a favore di un metodo compositivo che fa ormai scuola. Così in L’amore è negativo – ispirato alla lettura di Eros in agonia di Byung-Chul Han – Francesco Bianconi chiede alla sua amante di chiamare Hitler e Donald Trump, mentre Rachele Bastreghi in Tazebao cuce rime come «ritorna Lassie a Casa Pound» e «due virgole di sperma sulla schiena». Ad alzare il livello una seconda parte più centrata che si conclude – saggiamente – con il suo pezzo più evocativo, Il minotauro di Borges, dall’affascinante finale elettronico.