Sono già 34 le personalità del mondo della cultura italiano che esprimono il loro sostegno, alla lettera firmata da 122 intellettuali e artisti/e palestinesi e del mondo arabo (pubblicata da The Guardian e circolata su diversi siti web), contribuendo in tal modo alla sua diffusione: Cristina Alziati, poetessa e traduttrice; Roberto Beneduce, antropologo, docente universitario; Luciano Canfora, storico; Luciana Castellina, giornalista e scrittrice; Alessandra Farkas, giornalista e scrittrice; Iaia Forte, attrice; Giorgio Forti, docente universitario emerito; Luciana Galliano, musicologa; Domenico Gallo, magistrato; Giovanna Marini, cantautrice, musicista; Citto Maselli, regista; Monica Maurer, regista; Tomaso Montanari, storico dell’Arte; Alberto Negri, giornalista; Moni Ovadia, attore, cantante, musicista e scrittore; Livio Pepino, magistrato; Nicola Perugini, docente universitario; Marco Revelli, docente universitario; Annamaria Rivera, antropologa, docente universitaria; Eric Salerno, giornalista; Salvatore Settis, archeologo e storico dell’Arte; Giuliana Sgrena, giornalista e scrittrice; Gianni Tognoni, membro Agenzia del Farmaco e segretario Tribunale dei Popoli; Angelo D’Orsi, storico; Francesco Pallante, costituzionalista; Simona Taliani, antropologa docente universitaria; Marco Martinelli, drammaturgo e regista; Ermanna Montanari, attrice e scenografa; Marco Paolini, drammaturgo e attore; Daniele Sepe, musicista; Enrico Pugliese, docente universitario emerito; Gabriele Usberti, docente universitario emerito; Rosita Di Peri, politologa, docente universitaria; Andrea Domenici, ricercatore universitario.

In questa lettera, si esprime preoccupazione per la strumentalizzazione, fatta in Israele, in Europa e negli Stati Uniti, dell’antisemitismo attraverso la definizione data dall’IHRA, finendo per accusare come antisemita chi critica la politica coloniale di Israele, e difende i diritti dai palestinesi.

Infatti negli ultimi anni Israele ha imbracciato la definizione di antisemitismo dell’IHRA per attaccare e delegittimare la lotta per i diritti dei palestinesi. Peraltro ottenendo come rilevato ormai da molti, il risultato di nascondere il risorgere di vero antisemitismo della estrema destra e indebolire la lotta contro di esso.

In Germania dove è stata scatenata una vera e propria caccia alle streghe, le istituzioni culturali hanno reagito con fermezza (v. Itay Mashiach 10/12/2020 su Haaretz) mentre già alcune sentenze si sono espresse a favore di attivisti accusati di antisemitismo, per difendere i diritti dei palestinesi.

L’antisemitismo va combattuto – nota la lettera – sulla base di principi, nel quadro del rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani. Di conseguenza critica il concetto di “autodeterminazione a senso unico” che è alla base dello Stato di Israele e che non tiene in alcun conto la popolazione nativa, occupandone la terra e negandole ogni diritto. Anzi promulga leggi, come quella sullo Stato nazione (soli cittadini sono gli ebrei) che colpiscono palestinesi ed ebrei in Israele.

“Crediamo che nessun diritto all’autodeterminazione debba includere il diritto di sradicare un altro popolo e impedirgli di tornare nella sua terra, o qualsiasi altro mezzo per garantire una maggioranza demografica all’interno dello Stato”.

Fa notare che in molti paesi (e l’Italia tra questi, ricordiamo gli attacchi pesanti al Falastin Festival di Roma in ottobre, dalla comunità ebraica, dal Centro Wiesenthal, da figure istituzionali del Comune di Roma) sono state espresse posizioni molto pesanti proprio per attaccare iniziative di vario tipo, prevalentemente culturali, sempre nonviolente, a sostegno dei diritti palestinesi.

“La definizione di antisemitismo dell’IHRA e le relative misure legali adottate in diversi Paesi sono state utilizzate principalmente contro le organizzazioni di sinistra e quelle per i diritti umani che sostengono i diritti dei palestinesi e contro la campagna per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS), mettendo da parte la reale minaccia per gli ebrei, proveniente dai movimenti nazionalisti bianchi di destra in Europa e negli Stati Uniti”.

Agire secondo giustizia, chiede la lettera: non può essere quindi tacciato di antisemitismo chi accusa di razzismo uno Stato, basato sulla discriminazione etnico-religiosa, come avviene con la legge sullo Stato nazione, riservato ai soli ebrei. Questo vuol dire riconoscere impunità ad Israele e permettergli di “declassare e discriminare” i suoi stessi cittadini, palestinesi, ed offendere tutti gli israeliani/e che credono nel valore di una società e di uno Stato plurali, con diritti uguali per tutti, non privilegi per alcuni.

“Crediamo che i valori e i diritti umani siano inseparabili e che la lotta contro l’antisemitismo debba andare di pari passo con la lotta a nome di tutti i popoli e gruppi oppressi per la dignità, l’uguaglianza e l’emancipazione.”

Il testo integrale della lettera in italiano può essere letto su Zeitun.info.

Chi desidera esprimere il proprio sostegno scriva nome e attività a sostengolettera122@gmail.com. O può aderire direttamente cliccando qui.

*Cultura è Libertà – Alessandra Mecozzi;

*Zeitun – Carlo Tagliacozzo