I I Sembra di essere tornati al 2012. Quando la Guardia di Finanza era di casa nell’ex Ilva del gruppo Riva. Corsi e ricorsi storici. Ieri mattina infatti, le Fiamme Gialle di Taranto si sono presentate negli uffici della direzione di ArcelorMittal Italia, avviando una perquisizione disposta su delega della procura di Taranto, nell’ambito dell’inchiesta avviata dopo l’esposto presentato dai commissari dell’ex Ilva in amministrazione straordinaria.

I militari hanno acquisto documentazione, anche digitale, di tutto quanto abbia attinenza con movimento di merci, ordini, e stato di manutenzione degli impianti, in base a quanto segnalato alla procura nell’esposto presentato dai commissari. L’inchiesta, che al momento è contro ignoti, riguarderebbe presunte condotte illecite di ArcelorMittal in particolare in merito alle ipotesi di reati di ‘distruzione di mezzi di produzione’ e di ‘appropriazione indebita’. Quest’ultima ipotesi fa riferimento al fatto che i commissari di Ilva nella denuncia sostengono che il magazzino del siderurgico sia stato svuotato rispetto alla merce che vi era al momento della consegna.

Quando è avvenuto il trasferimento dall’ex Ilva al gruppo franco-indiano, ci sono voluti diversi mesi per mantenere la funzionalità degli impianti e in più i commissari affermano di aver consegnato un magazzino per un valore di 500 milioni di euro di materie prime e un determinato portafoglio di clienti. Quindi gli stessi ritengono che gli impianti debbano essere restituiti con un grado di funzionalità uguale e comunque in uno stato non peggiore di come sono stati consegnati.

Dunque, l’inchiesta mira a valutare se da parte della multinazionale ci sia stato il rispetto dei livelli di approvvigionamento per mantenere l’attività degli altiforni. La Gdf punta a verificare se l’approvvigionamento nel tempo delle materie prime per il funzionamento degli impianti (gli altiforni in particolare) sia stato sempre adeguato al rispetto del contratto tra i commissari Ilva e ArcelorMittal che garantiva la produzione di un certo tipo di materiale, in una determinata quantità, con una determinata qualità. Inoltre, l’altro punto da verificare per la Gdf è se l’attività degli altiforni è stata garantita, perché il loro eventuale spegnimento – con conseguente danneggiamento degli impianti – potrebbe essere dovuto anche al mancato approvvigionamento voluto espressamente dall’azienda.

Quest’oggi invece, la procura di Taranto delegherà ai carabinieri nuove indagini su ArcelorMittal. La delega riguarderà le operazioni di bonifica, la situazione dello stabilimento, le attività di manutenzione finora eseguite e la sicurezza sul lavoro. Per questo motivo il procuratore Carlo Maria Capristo ha convocato per questa mattina nel suo ufficio i carabinieri del Noe di Roma, quelli del nucleo sulla sicurezza sul lavoro, del Comando provinciale di Taranto e funzionari dell’Ispra.

Nel pomeriggio di ieri si è poi svolto un incontro tra l’azienda e i sindacati metalmeccanici, con al centro la vertenza delle ditte dell’indotto e dell’autotrasporto, in presidio da lunedì all’esterno del siderurgico. Chiedono che ArcelorMittal predisponga un piano chiaro per il pagamento delle fatture in via di scadenza nelle prossime settimane, che ammontano a circa 60 milioni di euro. L’azienda, come negli incontri delle scorse settimane, non solo ha confermato ai sindacati il prossimo pagamento della fatture, ma ha dichiarato di averne già avviati alcuni.

Ha però chiesto aiuto alle stesse organizzazioni sindacali, sul fronte del presidio ancora in atto all’esterno del siderurgico: il blocco delle merci sta infatti creando problemi all’attività della cokeria. C’è rischio di fermata degli impianti con conseguenze sia sul piano ambientale, con rischio di emissioni in atmosfera, che su quello occupazionale, con eventuale ricorso alla Cig. Per questo si terrà un incontro anche con Confindustria per cercare di sciogliere il presidio a fronte di precise garanzie da parte di ArcelorMittal.

«Ci hanno detto che hanno iniziato a pagare i fornitori. Ora vediamo se ci sono le condizioni per far sospendere la protesta dell’indotto», ha detto il segretario generale della Fiom Cgil Puglia e Taranto, Giuseppe Romano.