Perquisizioni negli uffici Consip ieri a Roma: il nucleo investigativo dei carabinieri della capitale e la guardia di finanza di Napoli hanno acquisito i documenti relativi ai 18 lotti in cui è diviso l’appalto Fm4 da 2,7miliardi, bandito nel 2014. La richiesta di «esibizione atti», firmata dal pm Mario Palazzi e dall’aggiunto Paolo Ielo, segnala l’espansione del raggio di azione delle indagini. Sotto la lente non ci sono più solo i tre lotti vinti da Alfredo Romeo (in carcere per corruzione) per un valore di 609 milioni, ma anche quelli andati alla concorrenza e, in particolare, i quattro lotti a testa di Manutencoop (532 milioni) e Cofely (585 milioni).

Lo scorso anno, Romeo presentò un esposto alla stessa Consip, all’Anac e all’Antitrust: denunciava una carenza di controlli sulle irregolarità dei rivali, additati come i padroni del mercato, a cominciare dalle sospette cessioni di quote nelle Associazioni temporanee di impresa.

L’Antitrust ha già avviato un procedimento istruttorio nei confronti del Consorzio Nazionale Servizi società cooperativa, di Dussmann Service srl, Engie Servizi spa (l’ex Cofely Italia spa), ManitalIdea spa, Manutencoop Facility Management spa, Romeo Gestioni spa e STI spa «per accertare se tali imprese abbiano posto in essere un’intesa restrittiva della concorrenza attraverso il coordinamento delle modalità di partecipazione alla gara Consip». Secondo il gip di Roma, si è combattuta una lotta «gestita a suon di tangenti o mediante soggetti all’interno ’dell’alta politica’». L’assegnazione definitiva dei lotti per ora è sospesa, l’Anticorruzione ha specificato che è possibile escludere le aziende coinvolte in fatti di rilevanza penale, anche senza sentenze passate in giudicato.

Marco Gasparri, il capo ufficio acquisti di Consip, ha confessato di aver ricevuto 100 mila euro in tre anni da Romeo per favorirlo nella stesura dei bandi, l’imprenditore – racconta Gasparri ai pm – era convinto che «i vertici favorissero la Cofely, capogruppo di una Rti di cui faceva parte anche una società riconducibile a tale Ezio Bigotti, imprenditore che a suo dire era legato a Denis Verdini». Così Romeo si sarebbe mosso «tramite il più alto livello politico» per arrivare all’amministratore delegato di Consip, il toscano Luigi Marroni, vicino al giglio magico renziano. Gasparri sarà sentito dal gip in sede di incidente probatorio. Si tratta di una mossa studiata dai pm di Roma per cristallizzare come prova le sue dichiarazioni accusatorie, in modo da poter chiedere nei confronti di Romeo il giudizio immediato.

Novità anche da Napoli, dove il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto è ufficialmente in ferie. Il suo gruppo investigativo proseguirà le indagini sul filone partenopeo relativo agli affari di Romeo, come deciso dalla procura cittadina, mentre Scafarto si difenderà a Roma dall’accusa di falso materiale e ideologico per aver alterato, secondo i pm con dolo, almeno due prove relative a Tiziano Renzi, padre dell’ex premier. Nella capitale l’inchiesta è stata tolta al Noe: si stanno verificando tutti gli atti e si cercano eventuali mandanti.

Le divergenze tra procure rischiano di finire al Csm, la decisione se aprire una pratica è stata rimandata a martedì. L’iniziativa viene sollecitata dal consigliere laico di Fi Pierantonio Zanettin, ma il vicepresidente Legnini ha motivato lo slittamento con la necessità di evitare «una sorta di pressione sugli organi consiliari». L’intervento del Csm su decisioni giudiziarie è stato contestato dal componente laico ed ex ministro Renato Balduzzi. Dubbi sono stati sollevati anche dai magistrati Francesco Cananzi e Antonello Ardituro.

Il presidente Anac, Raffaele Cantone, commentando le alterazioni opera di Scafarto, invita alla cautela: «Non mi pare che l’impianto dell’indagine sia messo in discussione. Ho paura che qualcuno provi a mettere in dubbio il sistema di centralizzazione degli acquisti». Intanto, i 5S il 28 aprile voteranno in Senato a favore della mozione che chiede la rimozione dell’ad Consip Marroni: il governo gli aveva rinnovato la fiducia dopo la deposizione fatta ai pm, in cui aveva raccontato di pressioni ricevute da Tiziano Renzi e dal suo amico, Carlo Russo, per favorire Romeo e Cofely.

Acque agitate anche a Rignano. Il sindaco Pd, Daniele Lorenzini, correrà per il secondo mandato con una lista civica dopo la rottura con l’assemblea del partito, alla quale ha partecipato anche il padre dell’ex premier, segretario autosospeso del Pd rignanese. Lorenzini motiva lo strappo con contrasti politici ma a marzo ha raccontato ai pm, in trasferta in Toscana, di una cena a casa di babbo Renzi, avvenuta a ottobre: tra gli invitati il generale dell’Arma Emanuele Saltalamacchia, indagato per rivelazione di segreto d’ufficio. Sarebbe stato il generale ad avvertire Tiziano Renzi di «non parlare con certa gente».