Cariche (sabato e lunedì scorso), sgomberi (del presidio permanente di piazza Vittoria, domenica), fermi di antirazzisti ed espulsioni di migranti hanno già fermato la primavera bresciana, quella dei diritti di tutti e per tutti? La risposta è tutta nei numeri. Ieri pomeriggio oltre 5mila persone, nativi e migranti, hanno sfilato per il centro storico di Brescia rispondendo all’appello lanciato da Diritti per Tutti, storica associazione antirazzista vicina al centro sociale Magazzino 47 e a Radio Onda d’Urto, associazione dei senegalesi, Muhammadiah (la comunità pakistana) e Cgil Immigrati.

Tre, chiare, le parole d’ordine: #permessosubito, per i migranti costretti alla clandestinità; #bastaprecarietà, per lavoratori, disoccupati e sfrattati; #brescialibera, per tutte e tutti, dopo una settimana in cui piazza Loggia – cuore della partecipazione popolare – è stata trasformata in un parcheggio per blindati e vetture delle forze dell’ordine.

Un corteo foltissimo, molto colorato, determinato, compatto e pacifico, che ha denunciato ancora una volta l’anomalia Brescia: per la sanatoria 2012, voluta dall’allora ministro dell’Interno, Roberto Maroni, nella Leonessa d’Italia Prefettura e Questura hanno disposto il 78% di rigetti, contro una media nazionale che si aggira attorno al 20%. Una situazione che lo stesso Mario Morcone, capo del Dipartimento governativo sulle libertà civili e immigrazione, ha definito durante una visita in città, a metà febbraio, «sconcertante».

Dopo i tre giorni di cariche, fermi e sgomberi dello scorso fine settimana, la risposta alle violenze poliziesche è stata determinata, con presidi e iniziative ogni giorno in diversi punti della città. Il pacifico corteo di ieri ha dovuto però subire le provocazioni, respinte dal servizio d’ordine, di un centinaio di neofascisti, locali ma non solo che hanno tentato di raggiungere Piazza della Loggia. Su Twitter si è fatto sentire pure il segretario leghista, Matteo Salvini, augurandosi espulsioni di massa nei confronti di chi era in piazza.

«La causa vera dell’insicurezza sociale – replica Gabriele Bernardi, di Diritti per Tutti –, quella che colpisce milioni di nativi e migranti, è la clandestinità imposta dallo sfruttamento, la precarietà del reddito e del lavoro, gli sfratti per morosità incolpevole (quasi tremila in provincia), la mancanza di tutele sociali». Gli fa eco Arun, migrante pakistano che nel 2010 rimase 17 giorni sulla gru di via San Faustino in un’altra, grande protesta: «Ad alimentare l’insicurezza sono le leggi contro i lavoratori, i tagli ai servizi sociali, leggi razziste come la Bossi-Fini. Per questo siamo in piazza, e lo saremo ancora, per ribadire: la necessità di dare il permesso subito a tutti e tutte. Perché senza diritti, non c’è sicurezza per nessuno».

La manifestazione provinciale bresciana ha raccolto la solidarietà di diverse delegazioni di tutta Italia. Presente anche un gruppo No Tav dalla Val Susa, guidati da Nicoletta Dosio, all’interno dello spezzone organizzato dai No Tav Brescia contro il tratto di alta velocità tra la città lombarda e Verona, uno “scherzo” da quattro miliardi di euro il cui tracciato devasterebbe le colline moreniche a sud del lago di Garda, terra di produzione del pregiato vino Lugana Docg: «Ad imporre la precarietà – spiega Marco Bendinelli, dei No Tav Brescia – sono le politiche di austerità e i soldi destinati al malaffare delle grandi opere inutili, Tav ed Expo in testa: sono loro il vero problema sociale, non gli immigrati».