Gli incendi devastanti che hanno infiammato l’Australia in questo inizio del 2020 ci lasciano amare lezioni da assumere anche per noi, qui in Europa. Quello che dall’informazione mainstream non passa è la reazione di una parte di australiani che da decenni non accettano più questo stato di cose che viene considerato «naturale»: la pratica dell’incendio per dissodare, concimare, ripulire la boscaglia. Non parliamo delle manifestazioni, pure importanti che a Sidney, Melbourne, hanno visto radunate decine di migliaia di persone. Parliamo di un altro movimento che nel continente novissimo è nato e verso il quale il resto del mondo è largamente debitore. Bill Mollison è stato il geniale pensatore che ha dato origine alla permacultura, questa filosofia della terra che intende il rapporto tra l’uomo ed il suo ambiente in maniera diversa dalla vulgata industrialista. Felice incontro tra le visioni di Mollison e la saggezza di Masanobu Fukuoka, l’autore del necessario ed utilissimo libro La rivoluzione del filo di paglia, la permacultura è la traduzione in progetto di quella visione.

Agli australiani dobbiamo anche il primo manuale edito da una associazione di salvatori di semi per riprodurre da soli le sementi, sono australiani Michel e Jude Fanton ed il loro The Seeds Saver Handbook fu tradotto nel 2004 dall’Ecoistituto delle Tecnologie appropriate di Cesena e da Civiltà Contadina. In Australia i salvatori di semi ed i permacultori collaborano e non è pensabile, dice Mollison, coltivare con semi che non vengano se non dalle eredità tradizionali contadine. Aggirandoci sui siti e sulle pagine social dei tanti gruppi di seedsavers australiani, troviamo link a quelli di permacultura. L’insegnamento che ci arriva è che questo è un mondo solidale. Si moltiplicano gli appelli ad inviare sementi dove sono necessarie, in Australia questa è la bella stagione e bisogna seminare. Designing Permaculture, un documento che meriterebbe una traduzione anche in italiano, individua cause degli incendi, fornisce indicazioni sull’impostazione stessa della propria fattoria per renderla più sicura e proteggerla dal fuoco. Si danno indicazioni sulle essenze da evitare assolutamente, l’eucalipto, specie endemica dell’Australia, per esempio, tra le maggiori responsabili della propagazione delle fiamme; si danno indicazioni sulle specie da mettere a dimora, le specie maggiormente resistenti al fuoco e quelle che lo rallentano.
Tutto questo grande lavoro, già raccolto in manuali e libri – uno dei quali Essential bushfire safety tips di Joan Webster viene consigliato caldamente – prodotto dai permacultori e seedsavers australiani dimostra che è possibile un approccio pragmatico diverso rispetto ai cambiamenti climatici e che lungi dall’abbattersi o rassegnarsi al catastrofismo, si può trovare nella pratica condivisa e corretta una via d’uscita.

Ricordiamocene, abbiamo il vizio di affrontare qualunque calamità, nel caso specifico gli incendi, solo quando si presenta. Gli australiani più avveduti invece ci hanno insegnato e ci insegnano che è possibile agire per tempo. Anche qui, abbiamo bisogno di un atteggiamento simile.