Il ministero della Salute italiano considera «tecnicamente basso» il rischio relativo al consumo di uova contaminate dal fibronil, soprattutto per gli adulti, anche se «teoricamente, con forti dosi, si possono avere effetti tossici con problemi neurologici, vertigini, irritabilità e, in casi estremi, convulsioni». Il biologo Luciano Atzori sottolinea: «Solo se la percentuale è consistente e viene assunta in modo costante, il rischio diventa reale. Ma i bambini o gli anziani sono più vulnerabili: anche un’assunzione limitata può causare rischi». Il ministero ha fissato un piano di test a campione affidati alle regioni e ai Nas: «Il Belgio – spiegano dal ministero – all’inizio aveva ipotizzato un uso del fibronil anche in Italia. Noi siamo sicuri di no ma verificheremo sul campo». Il materiale raccolto andrà all’Istituto zooprofilattico di Termoli, per verificare che nulla sia sfuggito ai controlli.

Ieri il direttore per la sicurezza alimentare del ministero, Giuseppe Ruocco, ha spiegato: «Il 31 luglio è scattato l’allerta e la prima comunicazione alle regioni, quando ancora la notizia non era stata diffusa, poi sono arrivati i successivi aggiornamenti, che hanno permesso il sequestro di un prodotto intermedio (un ovoprodotto liquido) utilizzato per le lavorazioni successive. Per ora non risultano altre partite a rischio». Dai riscontri incrociati, tra aziende straniere coinvolte e quelle che hanno spedito prodotti in Italia, al momento risulta solo che una ditta transalpina ha acquistato uova olandesi contaminate, le ha trasformate in ovoprodotti venduti poi a un’azienda italiana. La partita è stata sequestrata. Il 3 agosto sono state ritirate dal marcato 209.288 uova per mancanza di tracciabilità. Coldiretti ieri ha diffuso i dati relativi al settore: in Italia sono arrivati 610mila chili di uova in guscio dai Paesi Bassi nei primi 5 mesi del 2017; 648mila chili di derivati come uova sgusciate e tuorli freschi, essiccati, congelati o diversamente conservati mentre non sono quantificabili gli alimenti venduti come paste e dolci realizzati con uova a rischio. La Coldiretti chiede di «togliere il segreto sulla destinazione finale di tutti i prodotti importati, rendendo pubblici i flussi commerciali dall’estero». a. po.