Sono uno l’alter ego dell’altro, o meglio è lui, l’«autostoppista», quello che scappa di casa appena può e vi fa ritorno sempre più di rado ad incarnare il doppio di Sacha che ci ha messo degli anni per decidere di lasciare Parigi alla volta di V., un paesino tranquillo del Sud del Paese.

A COLMARE LE ASSENZE, altrettante cartoline che descrivono l’itinerario di «viaggi all’estero compiuti senza mai lasciare la Francia». Finché un biglietto non annuncia i contorni di un progetto che contiene in sé il senso stesso di un itinerario: l’idea di realizzare un «vuotometro» in grado di misurare «la diagonale del vuoto» che traversa l’Esagono, «la quantità di luoghi in cui tutto sembra deserto, fattorie, campi, strade».

Dentro il viaggio, si cela il senso dell’assoluto, di un distacco che assume una dimensione eroica, ma anche mesta. Una metafora evocata a metà del romanzo è non casualmente quella dell’autostrada, dove «non si fa mai dietrofront», «non c’è spazio per il pentimento»: «Marcia in avanti, sempre. Ingoi lo spazio».

Il vuoto, «l’autostoppista» lo lascia però prima di tutto dietro di sé, al punto che Sasha, scrittore quasi quarantenne si trova giorno dopo giorno a prendere in qualche modo il suo posto accanto alla compagna Marie e al figlio Agustín. Proprio lui che aveva scelto di andarsene dalla capitale per «condurre una vita tranquilla. Raccolto. Studioso. Ho sognato il riposo», finirà per aprirsi per certi versi ad una nuova esistenza dove l’evocazione del viaggio assume in realtà sempre più i contorni del valore che ha ciò che si lascia ad ogni partenza e soprattutto di cosa e chi ci attende da dove muoviamo alla ricerca del non conosciuto.

LUNGO LE TRACCE della memoria che i viaggi in autostop della giovinezza hanno lasciato in comune ai due amici, quella che Sylvain Prudhomme traccia in Vite di passaggio (66thand2nd, pp. 262, euro 16, nella ricca traduzione di Anna D’Elia) è soprattutto una geografia dei sentimenti, inquieta e dinamica ma che sembra aver trovato il modo di sopire il dolore e il senso della perdita.