Nell’anno che se ne va abbiamo vissuto una cesura storica, un cambiamento repentino e imprevedibile. Nell’era della iperinformazione, del mitragliamento sui telefonini, siamo sempre più confusi che persuasi. Anche grazie ad un uso da analfabeti che i media fanno dei dati della pandemia con una visione profondamente distorta della realtà. Il primo, incredibile, problema consiste nel fatto che il numero dei deceduti viene fornito ogni sera come fossimo in guerra, in cui si danno dati assoluti di morti e feriti, senza tener conto di un fatto che dovrebbe essere scontato: i valori assoluti non hanno senso, sono le percentuali che contano.

Se annunci che negli Usa i morti hanno raggiunto i 300 mila, la maggioranza della gente sgrana gli occhi . Se invece dicessi che i morti in Italia sono superiori a quelli che si registrano nel paese in cui il presidente è stato il leader dei negazionisti nessuno ti crederebbe. Eppure basta fare una semplice percentuale in base alla popolazione: negli Usa finora abbiamo una persona deceduta per Covid ogni 1.100 abitanti, mentre in Italia abbiamo un morto ogni 900 abitanti! E non abbiamo avuto Trump.

Se passiamo a livello regionale usando sempre questo banale rapporto deceduti/popolazione scopriamo che la Regione meno colpita sia stata finora la Calabria con lo 0,2 deceduti ogni 1000 abitanti, il resto delle regioni meridionali oscilla tra 0,3 della Campania e 0,4 della Puglia, mentre la regione più colpita è stata finora la Valle d’Aosta con 2,4 deceduti ogni 1000 abitanti, seguita dalla Lombardia con 2,3, dal Piemonte e Trentino, entrambi con 1,5. Un quadro ben diverso da quello che abbiamo percepito dai telegiornali, che ci pone non pochi interrogativi.

Ed ancora, c’è da chiedersi perché la Merkel si commuove per i 500 deceduti quotidiani in Germania e decreta un lockdown nudo e crudo da metà dicembre a metà Gennaio, mentre noi che abbiamo in base agli abitanti un tasso medio di letalità, nell’ultima settimana, che è il doppio di quello tedesco apriamo quasi tutto e ci sentiamo usciti dalla pandemia?

La teutonica patria dell’industria, prima in Europa, sceglie la salute dei cittadini a scapito dell’economia, mentre noi facciamo il contrario, malgrado i numeri della pandemia siano peggiori. Forse perché la Germania è tanto più ricca di noi da potersi permettere un altro mese di lockdown? Oppure perché abbiamo un potere politico debole rispetto ai diktat della Confindustria o semplicemente per paura di perdere ancora il consenso e non reggere le proteste della parte della popolazione più colpita dalla crisi?

Ci hanno raccontato che la Svezia aveva superato la pandemia senza bisogno di restrizioni grazie al senso di responsabilità dei cittadini, così come è stata esaltata la capacità di organizzazione sanitaria della Germania, per poi scoprire che le cose non stavano esattamente così.

Siamo sempre più confusi, tra virologi-star litigiose e corsa al business dei vaccini che però non si sa per quanto tempo ci immunizza. Forse era preferibile quando di fronte ad una pandemia si ricorreva ad un dio che ci puniva per i nostri peccati. Almeno c’era un responsabile, qualcuno con cui prendersela, o pregare.