Sono tra i tanti che mantengono grande stima, rispetto e affetto di compagni come Bersani e D’Alema, ma ho sempre seguito le idee e progetti che presentavano e non le persone perché sono stato sempre affascinato dalle idee e non dal culto della personalità.

Dire che possiamo rientrare nel Pd perché Renzi e il renzismo è stato sconfitto non mi convince. Non è vero che il renzismo è stato cancellato dal Pd e non solo perché diversi esponenti della prima ora stanno dentro e molti con ruoli apicali ma perché il Pd non ha ancora mai fatto i conti con quella stagione. In secondo luogo perché quando io ed altri abbiamo lasciato il Pd lo abbiamo fatto certo sulla spinta dei contrasti con Renzi e i suoi sostenitori ma, anche e soprattutto, perché in quegli anni avanzava la riflessione profonda sulla natura stessa del Pd.

Travolti tutti dall’entusiasmo del lingotto abbiamo sottovalutato principi fondanti del Pd incompatibili con un moderno partito della sinistra in Italia e in occidente. Mi riferisco ad una idea selvaggia dell’interclassismo che ha portato il Pd a sostenere più Marchionne che gli operai della Fiat, una visione malata che produsse il Jobs act, che non solo ha eliminato l’art. 18, ha diviso il mondo del lavoro tra più garantiti e meno garantiti, ha alimentato forme violente di precariato.

C’è alla base un’idea malsana di un neoliberismo illuminato: la cui differenza con il liberismo sfrenato stava spesso solo nell’edulcorare le terminologie ma non nella sostanza. Prendiamo l’idea di un sistema politico maggioritario con di fatto soli due grandi partiti. Quell’idea cioè che il Pd potesse rappresentare tutto il centrosinistra dimenticando e cancellando la storia del nostro Paese, la storia non solo politica ma anche e soprattutto culturale e morale. Perché un conto è costruire un’alleanza larga di centrosinistra dove più partiti sotto un unico progetto si presentano agli elettori per sconfiggere la destra e governare il Paese, altro è cancellare specificità, cultura e rappresentanze.

L’esperienza di Zingaretti e oggi di Letta ha indubbiamente migliorato il Pd ma non ha mai fatto, ed è chiaro non intende fare, i conti con quei limiti culturali e di visione fondanti. Illudersi che le Agorà, pur interessanti, potranno taumaturgicamente consentire di superare d’incanto tutto questo si presenta come ricetta improponibile.

Ai miei autorevoli compagni di Art1 che richiamano al realismo politico, mi permetto di dire che non è fallito il progetto non foss’altro perché, tranne rarissime eccezioni, non abbiamo mai veramente provato a realizzarlo. Abbiamo elaborato proposte davvero egregie e innovative sul lavoro, sull’ambiente, sulla scuola per poi però scomparire il giorno dopo. Solo colpa dei media? Certo l’ostilità di gran parte di loro non ci ha aiutato ma Art1 è stato in questi anni ben nascosto, tenuto carsicamente presente nell’agone politico proprio da chi lo avrebbe dovuto promuovere.
Credo che non solo esiste lo spazio politico ed elettorale di un soggetto unitario della sinistra democratica e del lavoro ma è necessario che si costruisca per contribuire insieme al Pd e al M5s a provare a vincere le elezioni.

Art1 non è nato per fare il partitino né la parrocchietta, ma non è nato neanche per confluire nel Pd accontentandosi di rappresentare un’altra componente. Art1 invece faccia quello che solo timidamente e a sprazzi abbiamo provato a fare in questi anni: sfidi positivamente il Pd, Sinistra Italiana, i Verdi e le tante associazioni e movimenti politici ad avviare la Costituente di un nuovo soggetto unitario senza timore a farlo con chi ci sta, con chi ha il coraggio e la generosità di mettersi in discussione seriamente. Perché c’è bisogno di una sinistra di valori, di ideali, di parole nuove, di coraggio, c’è bisogno davvero di mettere in campo un’offerta politica nuova, utile ai lavoratori e al Paese.

Dopo l’elezione del Presidente della Repubblica si fissi il percorso congressuale ed ho la sensazione che moltissimi militanti di Art1 e non solo, per questo progetto potrebbero essere disponibili a rinnovare l’impegno e a rimettersi in cammino, a offrire la propria passione politica da militanti, da donne e uomini di sinistra.

*Segretario Regionale ArticoloUno Sicilia