A riflettere sul senso della riunione della Nato a Bruxelles, sui suoi squillanti proclami, sulle dichiarazioni solenni dei vari capi di stato, sugli ammonimenti di Joe Biden, ci sarebbe da temere per il nostro futuro. E invece udiamo esclamazioni trionfali, come quella del presidente del Consiglio Mario Draghi – «l’Alleanza più forte della storia» – ( più forte per fare cosa?), o il giubilo del Corriere della Sera che nel suo editoriale titolava «Perché l’Alleanza atlantica è un gradito ritorno».

Ritorno? Se n’era andata l’Allenza e non ce ne eravamo accorti? Voleva forse dire, l’editorialista, che torna finalmente a mostrare i muscoli? Ecco, i commenti della grande stampa e la reazione generale dell’opinione pubblica spaventano almeno quanto i ruggiti delle tigri di Bruxelles. Perché non possiamo non chiederci – e allarma che quasi nessuno se lo chieda – ma non siamo ancora dentro una delle più grandi pandemie della storia umana? Non conta nulla che nel giro di un anno e mezzo registriamo già oltre 2 milioni di morti e almeno un centinaio di milioni di contagiati del cui destino sanitario ignoriamo tutto? L’umanità non ha sufficienti nemici attorno da combattere, dobbiamo ritrovare, aizzare i vecchi nemici, per dare nuovi orizzonti politici agli stati dell’Occidente?

Ma nessuno osserva che gli Stati Uniti, i quali adesso cercano di eccitare il ceto politico e le pacifiche opinioni pubbliche europee, hanno appena subito un’altra delle loro sconfitte militari? Un’altra disfatta storica, che continua quelle del ‘900 e del nuovo millennio? Certo non è stato come in Vietnam. Non abbiamo assistito alle scene memorabili dei marines americani che scappano su un elicottero dal tetto di un hotel di Saigon. Insuperata immagine dell’umiliazione dei potenti della terra da parte di un popolo di contadini. L’esercito Usa se ne è andato dall’Afghanistan alla chetichella, per non dare nell’occhio. Ed ecco che scatta nel vecchio gendarme novecentesco il bisogno di nuovi nemici o meglio di riscoprire quelli di sempre.

Come ormai sappiamo, la Nato a trazione Usa serve per mantenere un pezzo dell’apparato industriale militare di quel paese, per garantire il consenso interno a chi governa, per controllare mercati e geografie delle materie prime collocati nei vari angoli del mondo.

Deve consentire agli Stati uniti di conservare il potere geopolitco esercitato nel ‘900 e ci ripropone la guerra fredda del ‘900. Ma è questo ciò di cui abbiamo bisogno? Nessuno dei nostri valenti e coraggiosi commentatori sospetta che questo ritorno al passato non è solo anacronistico, ma rappresenta la più grande minaccia che l’umanità abbia davanti? Perché il riscaldamento climatico, la riduzione delle risorse naturali, la crescita della popolazione mondiale, le pandemie in agguato, la perdita di territori per siccità o sommersione , tutto prepara uno scenario di guerra. La scarsità genera contese e conflitti. E noi appoggiamo gli Usa per soddisfare la sua politica di potenza che non potrà più essere? Perché Cina, Russia, India Brasile non sono più colonie ma grandi e popolosi stati indipendenti. Noi abbiamo un disperato bisogno di unificare il mondo, di creare accordi, concertazioni, forme nuove di cooperazione internazionale per utilizzare e rigenerare i beni comuni delle risorse che il capitalismo sta consumando selvaggiamente. Non possiamo arrivare a scenari, peraltro attesi, di devastazione ambientale, migrazioni incontenibili di popolazione, con il mondo diviso in blocchi come nel secolo passato. Perché allora la soluzione sarà quella dello scontro militare.

Nessuno si lasci incantare dalle retoriche americane , sulle politiche di contenimento dei gas serra, sulla irrinunciabiltà ai valori dell’Occidente e altre favole per bambini ancora non smaliziati. Sono valori nostri quelli di Israele che pratica l ‘apartheid contro il popolo palestinese, o quelli dell’Arabia Saudita, dove, com’è noto fiorisce la più avanzata delle democrazie, o quelli della Turchia di Erdogan, riottoso membro dell’Allenza? E nessuno si lasci incantare dalla sostanza economica della missione di Biden in Europa: l’aumento del contributi finanziari per spese militari della Nato. Viene a chiedere il 2% del pil a ciascuno dei governi o qualcosa di simile.

E allora dobbiamo essere giubilanti anche noi italiani, che già spendiamo scandalosamente tanto in armamenti, di stornare una porzione così ingente del nostro bilancio per nuovi dispositivi di morte? E i nostri commentatori, si ricordano del nostro debito solo quando si tratta di finanziare la ricerca, l’università, la scuola, la sanità pubblica? Settori nei quali da decenni siamo ormai in coda ai grandi paesi del pianeta?
Si, in questi giorni di sciocca euforia generale, chi ha sguardo profondo, può scorgere, atterrito, dove è finita la razionalità dell’Occidente, questa malandata eredità dell’Illuminismo.