«Dissintonie nella consequenzialità degli atti»: così, nel gergo un po’ involuto della burocrazia, il presidente di Ama Daniele Fortini ha descritto in procura le anomalie sull’utilizzo dell’impianto di Rocca Cencia, facente capo al ras dell’immondizia Manlio Cerroni. «Mai un contratto tra Ama e Colari per l’uso del tritovagliatore di Rocca Cencia – dice Fortini – Mai una gara d’appalto». Si apprende anche che sull’emergenza rifiuti nella capitale ci sarebbe il faro acceso anche dalla Direzione distrettuale antimafia. Obiettivo: verificare se dietro lo smaltimento dell’immondizia ci siano interessi della criminalità organizzata.

Nel bel mezzo di questo verminaio, nella giornata dell’audizione alla commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, Fortini getta le sue bombe a orologeria contro l’assessora Paola Muraro. «Mi è stato riferito che, durante un incontro con addetti ai lavori, Muraro abbia detto ‘Non ci piace che Fortini vada troppo spesso in procura’», riferisce il presidente di Ama.

Prima di essere ascoltato, in serata, Fortini anticipa le sue mosse parlando ad Agorà Estate, su RaiTre. Davanti alle telecamere del talk show mattutino ha ricostruito la sua attività dal 27 giugno, il giorno in cui è arrivato al confronto con la sindaca di Roma Virginia Raggi. «Mi è stato chiesto di produrre tutte le sere un rapporto sull’andamento della giornata e tutte le settimane un rapporto settimanale – racconta il presidente di Ama – Io li ho fatti e li ho sempre inviati al sindaco e all’assessore all’ambiente per più di un mese.

Nel momento in cui si è insediata l’amministrazione il Cda ha rassegnato le dimissioni». Fortini riferisce di aver ricevuto 23 quesiti dalla sindaca, e di aver impiegato 14 dirigenti «giorno e notte» per arrivare, un mese fa, a presentare una relazione di oltre 700 pagine sullo stato dell’arte dello smaltimento dei rifiuti a Roma. Da qui si è scatenata la controffensiva della sindaca e dell’assessora Muraro, prima con una missione che ha puntato direttamente all’impianto sotto accusa e poi, a streaming spianato, piombando agli uffici di Ama: «Quella relazione, questa collaborazione, sono stati ripagati da un blitz a Rocca Cencia, che io penso sia stato strumentalizzato, e da un blitz in azienda. Anziché essere invitati a discutere ai tavoli su come risolvere i problemi, noi produciamo documenti, informazioni, notizie e la risposta sono i blitz intimidatori. È inaccettabile».

Cosa accade dentro l’amministrazione pentastellata che proprio sul rispetto delle procedure, che doveva essere la stella polare, sta incontrando i primi imbarazzi? E come mai l’anno zero del governo cittadino, quello che doveva fare tabula rasa dei compromessi precedenti, è cominciato all’insegna di veleni pregressi e fatica a tagliare i ponti con la terra di mezzo precedente? Fortini azzarda una sua interpretazione: Raggi sarebbe all’oscuro della manovre che avvengono nel mondo complesso dello smaltimento della spazzatura, preda di disegni più grandi di lei. «Io penso che il sindaco sia estraneo a questo tipo di atteggiamenti. Penso, anzi, che in qualche caso sia stata manipolata da queste iniziative che non sono sue». Il ragionamento precipita sull’attivismo dell’assessora e sugli scheletri negli armadi costituiti dalle sue consulenze, le cui parcelle continuano a spuntare giorno dopo giorno, in uno stillicidio di rivelazioni. «Perché il primo blitz viene fatto dall’assessora Muraro senza dirigenti dell’azienda tranne uno di cui riferirò in commissione bicamerale? – chiede polemico Fortini – Perché a Rocca Cencia e non al Salario dove abbiamo una crisi più acuta nel rapporto con i cittadini? Lì c’è un’inchiesta che potrebbe riguardarla». Insinuazioni alle quali Raggi e Muraro replicheranno a breve: la loro apparizione era stata programmata per la ripresa di settembre ma dopo le proteste dei grillini e la richiesta di avere udienza subito verrà messa in calendario quanto prima.