Il primo è stato il simpatizzante norvegese dell’estrema destra Ander Breivik: il 22 luglio del 2011 ha compiuto, con armi regolarmente detenute, la strage di 68 giovani radunati nell’isola di Utoya per un campus del Partito Laburista. Lo ha emulato, richiamandone il manifesto intriso di odio xenofobo e razzista, Brenton Tarrant, l’autore della strage di Christchurch in Nuova Zelanda: l’etnonazionalista australiano ha ammazzato 49 persone in due moschee ferendone altre 48.

Anche Tarrant, come Breivik, mise in rete un documento nel quale farneticava di «genocidio dei bianchi» causato «dall’immigrazione di massa». Sul caricatore del suo fucile semiautomatico regolarmente detenuto riportava il nome dell’attentatore di Macerata, Luca Traini il quale – come ha riconosciuto la sentenza di appello emanata la scorsa settimana – ha agito «per odio razziale» sparando all’impazzata su immigrati di origine sub-sahariana con la sua pistola semiautomatica Glock, regolarmente detenuta per uso sportivo. E poi Patrick Crusius, l’autore della strage del centro commerciale di El Paso, Texas che, con il suo fucile legalmente detenuto, ha ucciso 22 persone ferendone altre 24: «Difendo il mio Paese dalla sostituzione etnica e culturale portata da un’invasione», sottolineava nel suo manifesto.

Anche l’autore dell’attentato di Halle in Germania, il 27enne Stephan Balliet nativo della Sassonia-Anhalt, ha pubblicato un documento in rete nel quale afferma che «la radice di tutti i problemi sono gli ebrei». Anche lui ha agito motivato «da antisemitismo, xenofobia e razzismo» ha dichiarato il procuratore generale tedesco Peter Frank evidenziando che l’obiettivo dell’attentatore era di «compiere un massacro nella sinagoga di Halle».

Massacro che, a differenza dei suo predecessori, non è riuscito ad attuare. La differenza non l’ha fatta solo la porta della sinagoga di Halle. L’hanno fatta sopratutto le armi in possesso di Balliet. Gli inquirenti riportano, infatti, che avrebbe «utilizzato diverse armi di costruzione artigianale» e che era in possesso «di una grande quantità di esplosivo: solo nell’auto ne sono stati rinvenuti circa quattro chili».

Un «lupo solitario» che, come tutti i suoi predecessori, ha voluto motivare il suo gesto e documentarlo mettendo in rete, come fece Tarrant, il video della sua azione omicida.

Definirlo «lupo solitario» non significa però sostenere che sia solo: si sente parte di quella schiera di gruppi neonazisti e neofascisti che in tutta Europa si sta facendo forte grazie al sostegno dei vari partiti dell’estrema destra. Gruppi che non hanno esitato a definire Balliet un «santo» cosi come avevano fatto per lo stragista di Christchurch. Sarebbero più di 12mila gli appartenenti ai gruppi neonazisti in Germania.

Un recente rapporto riservato dell’Eurpol segnala che questi gruppi «mostrano crescente interesse alle armi e agli esplosivi». L’attentatore di Halle non è riuscito nel suo folle intento stragista perché l’arma si è inceppata: a differenza dei suoi predecessori, grazie alle rigorose norme tedesche, non deteneva armi legali. Non si può abbassare la guardia nei confronti dei gruppi neonazisti. Ma vanno subito rese più rigorose, anche in Italia, le norme sulla detenzione di armi. E intensificati i controlli, sopratutto sui legali detentori di armi. Che oggi possono detenere un ampio arsenale di pistole, fucili semiautomatici, caricatori e armi da caccia in numero illimitato.

*Analista dell’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e Politiche di Sicurezza e Difesa (Opal)