Perché il fuoco non muore, Tina Modotti
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Perché il fuoco non muore, Tina Modotti

Graphic Novel Un maestro del fumetto italiano, Ivo Milazzo, torna con un lavoro sulla grande fotografa: «Tino o Maria», da Npe edizioni

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 16 aprile 2022

La vita avventurosa e anticonformista di Tina Modotti (1896-1942), fotografa e militante comunista, ha ispirato le forme espressive più diverse. Il sassofonista Francesco Bearzatti, friulano come lei, le ha dedicato il CD Suite For Tina Modotti (Parco della Musica, 2008). Non solo, ma dopo questo bel lavoro ha deciso di chiamare il proprio gruppo Tinissima Quartet, come se volesse dare alla celebre artista il ruolo di nume tutelare. Tina (Feltrinelli, 2013) è il titolo della biografia scritta da Pino Cacucci, che ricostruisce con la massima cura la sua vita travagliata e impetuosa. Disegnatori come Paolo Cossi (Tina Modotti, Biblioteca dell’Immagine, 2003) e Cinzia Ghigliano (Lo specchio di Tina. Vita e immagini di Tina Modotti, Contrasto, 2019) hanno dimostrato che anche la nona arte è attratta da questa figura carismatica.

Si tratta di un’attrazione che continua: alla fotografa ribelle è dedicato anche un albo più recente, Tina o Maria. Riflessi di una vita (NPE, 2021), che segna il ritorno di Ivo Milazzo, uno dei maestri del fumetto italiano. L’opera sembra l’ideale punto d’incontro di due temi che caratterizzano la parabola artistica del disegnatore piemontese: l’attenzione ai temi sociali e la biografia. Pensiamo alla lotta anticolonialista (L’uomo delle Filippine, CEPIM, 1980) e alle storie di Ken Parker, il suo personaggio più famoso, dove si spazia dai diritti sindacali (Sciopero, n. 58, 1984) alla questione amerindiana (Omicidio a Washington, n. 4, 1977). Senza dimenticare la biografia di Fabrizio De André (Uomo Faber, De Agostini, 2010) e quella del fondatore degli Scout (Impeesa. La grande avventura di Baden Powell, Lizard, 2007).

Tornando a Tina o Maria, il volume è stato realizzato insieme ad Anna Maria Graziano, che ha collaborato attivamente alle ricerche storiche. Giornalista e traduttrice, Anna Maria Graziano è la vedova di Valerio Peretti Cucchi (1956-2013), l’autore teatrale e televisivo al quale si deve l’idea originaria del fumetto. Cucchi ne aveva parlato con Milazzo poco tempo prima di morire, ma all’epoca l’idea era stata messa da parte. Alcuni anni dopo, aiutato da Anna Rita Graziano, il disegnatore ha ripreso in mano il progetto e vi si è dedicato anima e corpo. Il ruolo decisivo di Cucchi viene ulteriormente sottolineato dalla prefazione di Antonio Ricci, ideatore della trasmissione Striscia la notizia, della quale il primo fu una colonna per molti anni.

Tina o Maria è il frutto di un lavoro lungo, paziente e appassionato: «Ho impiegato venti anni a realizzare l’opera – dice il disegnatore – non tanto creativamente, ma per trovare l’occasione editoriale adeguata e per individuare lo scopo migliore che desse la giusta motivazione nel raccontare con un graphic novel le vicende controverse di una donna straordinaria». Come annuncia il titolo, Milazzo costruisce il racconto come un gioco di specchi: da una parte la donna, Tina, dall’altra la rivoluzionaria, Maria, che rappresenta la sua coscienza critica. Questo è il nome di battaglia che assume al tempo della guerra civile spagnola, quando aderisce alle Brigate internazionali che difendono la causa repubblicana. Le conversazioni immaginarie fra le due donne vengono rese col bianco e nero, che come di consueto Milazzo alterna ai suoi raffinati acquerelli. Antifascista, rivoluzionaria, femminista, Tina Modotti si esprime in una vita breve e intensa, ricca di passione umana e civile. Armata della sua macchina fotografica, delle sue idee, del suo sguardo triste e intenso, si incrocia con le principali pagine storiche del suo tempo: dalla rivoluzione messicana alle dittature fasciste, dalla Russia stalinista alla depressione americana.

Il fascino che emana si fa ancora più grande quando parla, perché all’epoca sono poche le donne che parlano di arte, di rivoluzione, di temi sociali, di sessualità in modo libero, senza vedere nel marito un essere superiore che ha preso il posto del padre. Milazzo la dipinge come una donna vera, evitando accuratamente di ripetere certi stereotipi che la descrivono come una femme fatale. Un ruolo che il nascente cinema hollywoodiano cerca di cucirle addosso, ma che lei rifiuta coerentemente dopo tre soli film.

Tina è una figura singolare, ma tutt’altro che isolata: nella prima metà del Novecento altre donne dalla vita avventurosa trovano nella fotografia il mezzo ideale per cogliere la realtà nei suoi aspetti nascosti o dimenticati. Basti pensare a Diane Arbus (1923-1971), Dorothea Lange (1895-1965) e Lee Miller (1907-1977). Queste affinità artistiche e temporali sono state colte acutamente da Elisabetta Rasy in Le indiscrete. Storie di cinque donne che hanno cambiato il mondo (Mondadori, 2021).

L’accurata ricerca storica, gli articoli introduttivi e la bibliografia confermano che la nona arte ha ormai compiuto un salto di qualità e merita pienamente la definizione di «letteratura disegnata». Oggi una donna come Tina Modotti, traboccante di passione umana e politica, può sembrare quanto mai estranea alla realtà dei nostri tempi. Ma il merito maggiore di Tina o Maria è proprio quello di sottolineare l’attualità dell’esempio che ci ha lasciato, «perché il fuoco non muore», come ha scritto Pablo Neruda sull’epitaffio che si legge sulla sua tomba.

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