«L’ho segnalata io. Era una delle tante minacce di morte che mi arrivano ogni giorno», ha detto, da Genova, il ministro dell’Interno Matteo Salvini, riferendosi all’indagine che ha portato la Digos e la Procura di Torino a sequestrare un arsenale di armi da guerra – tra cui un missile aria-aria Matra – a un gruppo di estremisti di destra.

In realtà, non sarebbe andata proprio così. Ci fu davvero un’indagine nata dall’informativa ricevuta, nell’estate dello scorso anno, a luglio, da un ex agente segreto del Kgb che riferiva di un progetto terroristico ai danni dell’attuale vicepremier da parte di alcuni nazionalisti ucraini. Ma, da Digos e Procura di Torino, non furono però trovati riscontri. L’Antiterrorismo della polizia, d’intesa con la Procura, decise comunque di avviare ulteriori accertamenti, monitorando l’attività di alcuni combattenti italiani che hanno preso parte al conflitto armato nella regione ucraina del Donbass, ex miliziani considerati vicini al Battaglione Azov.

Ed è così che è sviluppato un nuovo filone investigativo che ha consentito di scoprire il traffico di armi da guerra che ha portato all’arresto di Fabio Del Bergiolo, 60enne di Gallarate, ex ispettore delle dogane, militante di lungo corso Forza Nuova (candidato al Senato nel 2001), e al fermo di Alessandro Monti, svizzero di 42 anni, e Fabio Bernardi, 51 anni. In un hangar in provincia di Pavia, nel piccolo aeroporto di Rivanazzano Terme, è stato ritrovato il missile che Del Bergiolo avrebbe provato a vendere.

Nel blitz contro i neonazisti filoucraini è stato sgominato un vero arsenale di guerra: molti fucili d’assalto e pistole, una mitragliatrice e munizioni di vario calibro, svariato materiale nazista e, appunto, il missile aria-aria del peso di 250 chili, in utilizzo alle forze armate del Qatar negli anni ’80. Il Qatar starebbe collaborando con le autorità italiane per ricostruire come sia arrivato in Italia il missile. Quella che sta fornendo il Qatar, viene sottolineato da fonti qualificate italiane, è una «piena e totale collaborazione»: le autorità di Doha hanno già fornito le prime indicazioni, sulle quale sono in corso accertamenti, per ricostruire tutti i passaggi che hanno portato l’arma da guerra in Italia.

Le indagini tuttora in corso, ieri, si sono tinte di «giallo» con la rivelazione del vicepremier Salvini che, parlando della segnalazione di un possibile attentato ai suoi danni, ha dichiarato: «Sono contento sia servito a scoprire l’arsenale di qualche demente». Poi, ha aggiunto: «Penso di non aver mai fatto niente di male agli ucraini, ma abbiamo inoltrato la segnalazione e non era un mitomane. Non conosco filonazisti. E sono contento quando beccano filo-nazisti, filo-comunisti o filo chiunque».
Ieri, è ripresa la perquisizione nell’hangar nei pressi dell’aeroporto di Rivanazzano Terme. Gli agenti, insieme agli specialisti dell’esercito italiano, hanno proceduto con l’inventario del materiale da guerra e da sparo custodito negli scatoloni impilati su scaffali alti dieci metri. Sul materiale verrà effettuata una perizia balistica. È stato resa, inoltre, nota la presenza di un altro indagato nell’inchiesta: si tratta di un uomo di Bologna che Del Bergiolo, secondo la ricostruzione degli inquirenti, incontrò in una fiera internazionale a Norimberga per ottenere dei contatti tra i combattenti in Donbass e vendere il missile.

«Grazie alle forze dell’antiterrorismo che hanno trovato in un covo di nazifascisti nel nord Italia questo missile. Spero aiuti qualche ministro a capire quali sono i veri problemi della sicurezza per i cittadini», ha dichiarato via Facebook il segretario del Pd Nicola Zingaretti.

L’operazione di lunedì segue quanto avvenuto la scorsa settimana, quando nella sede torinese del gruppo skin Legio Subalpina e nelle case di diversi militanti di Forza Nuova era stato sequestrato materiale di propaganda fascista e nazista, coltelli, mazze, tirapugni e un machete. In quel caso erano emersi collegamenti tra gli indagati e alcuni ultras della Juventus.