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Gli incentivi devono premiare solo chi riduce le fonti fossili

Impianto fotovoltaico a Cosenza, foto Getty ImagesUn impianto fotovoltaico a Cosenza – Getty Images

Alternative L’Italia regala ancora caldaie a gas con soldi pubblici invece che pompe di calore

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 7 aprile 2022

La risposta alla crisi del gas non sta nel cercare altro gas. E non sarà il tour dall’Algeria al Qatar che vede impegnati il ministro Di Maio e l’ad dell’Eni Descalzi, a metterci in sicurezza per il futuro. Perché il problema non è la diversificazione degli approvvigionamenti di gas via tubo o via mare, per fare a meno di quello russo, ma la dipendenza da questa fonte fossile.

Se di fronte a un’emergenza è giusto cercare soluzioni per far fronte a costi che mettono in ginocchio famiglie e imprese, a preoccupare è la direzione che sta prendendo la politica energetica senza che vi sia alcun confronto politico.

Le scelte del Governo puntano a realizzare nuove infrastrutture del gas, con risorse pubbliche e prelievo dalle bollette, che rischiano di diventare un macigno sulla strada della decarbonizzazione.

Gli interessi in campo sono chiari, con le imprese dell’Oil & gas che hanno preso il centro della scena, e purtroppo il governo Draghi non sta mettendo altrettanto impegno per sbloccare le rinnovabili. Basti citare l’eolico off-shore che ha potenzialità rilevanti ma dovrà aspettare almeno due anni prima di vedere il quadro delle regole indispensabili per la pianificazione delle aree idonee. Eppure, è un modo per ridurre i consumi di gas in modo strutturale, come lo sarebbe accelerare gli impianti da biometano prodotto da scarti agricoli e rifiuti, che hanno un potenziale di 10 miliardi di metri cubi ma incontrano ancora barriere.

Ma è la riduzione dei consumi di gas in Italia il tema più rilevante che incredibilmente non entra nell’agenda del Ministro della transizione ecologica Cingolani.

IN PARTICOLARE, non si considera la prima voce dei consumi in Italia che sono gli edifici con 32 miliardi di metri cubi ogni anno, ossia più di quello che importiamo dalla Russia. Uno studio di Elemens per Legambiente e Kyoto club racconta con numeri e grafici le potenzialità di riduzione dei consumi, mettendo in evidenza quanto poco stiamo facendo.

NEL 2020 A FRONTE di 27 miliardi di euro di detrazioni fiscali per gli interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio la riduzione nei consumi di gas è stata di appena 0,3 miliardi di metri cubi. Ossia quasi niente e senza che ad Enea o al Mite qualcuno si faccia sentire rispetto a un evidente spreco di risorse pubbliche a danno delle famiglie, che da questi interventi vedono limitatissime riduzioni delle bollette.

MENTRE CERCHIAMO GAS in giro per il mondo a caro prezzo siamo l’unico Paese che regala caldaie con il superbonus del 110%, con una spesa che nel 2021 è stata di oltre un miliardo di euro e in crescita quest’anno. Mentre la Francia ha appena approvato un programma per sostituire caldaie a gas con pompe di calore noi continuiamo a finanziare ogni anno l’acquisto di 130 mila caldaie con soldi pubblici. Siamo nel secolo della crisi climatica, il metano non ci dà una mano e dobbiamo eliminarne l’utilizzo ovunque possibile, a partire dagli edifici pubblici e privati.

PER ACCELERARE IN QUESTA direzione la prima scelta da compiere è rivedere gli incentivi per la riqualificazione energetica, passando da contributi a pioggia a interventi mirati per premiare chi più riduce i consumi e le tecnologie che non usano fonti fossili.

Nei nuovi edifici dobbiamo fare come in Olanda e Gran Bretagna, arrivando ad eliminare l’allaccio al gas visto che gli standard sono già Near zero energy, ossia energia quasi zero, e con rinnovabili e pompe di calore i vantaggi sono enormi.

INFINE, VANNO ELIMINATI tutti i sussidi che ancora esistono per il consumo di gas attraverso sconti sull’Iva e sull’accisa, in modo da spostare i vantaggi verso l’elettrificazione dei sistemi di riscaldamento. La ricerca di Elemens stima che con queste politiche, riqualificando ogni anno il 3% del patrimonio edilizio, i consumi di gas si potrebbero ridurre in poco tempo di oltre 5,4 miliardi di metri cubi all’anno per arrivare al 2030 a ben 12 miliardi di metro cubi, pari al 41% delle importazioni dalla Russia.

IL PROBLEMA NON SONO le tecnologie, oggi ampiamente disponibili, o i costi perché si interverrebbe con una modifica di politiche in vigore. La sfida sta nel portare il governo a guardare in questa direzione e fare in modo che si aprano centinaia di migliaia di cantieri capaci di ridurre i consumi delle famiglie anche oltre l’80%.

SOLO IN QUESTO MODO d’altronde sarà possibile aiutare quei quattro milioni di famiglie a rischio di povertà energetica nel nostro Paese. La strada da intraprendere è già segnata con la strategia europea Renovation wave, che punta ad accelerare la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio e mette a disposizione risorse e strumenti di intervento. È arrivato il momento di prendere sul serio la sfida dell’uscita dal gas e di farne il volano per una nuova politica industriale capace di riqualificare le città italiane e di generare vantaggi per famiglie e imprese.

* Vicepresidente nazionale di Legambiente

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