«Tutto tornerà come prima». Anche se niente è più come prima. Il presidente del consiglio Matteo Renzi, insieme al capo della protezione civile Fabrizio Curcio e al commissario per la ricostruzione Vasco Errani, è tornato a parlare del terremoto che ha demolito i paesi al confine tra le Marche e il Lazio. Lo ha fatto durante un incontro a Palazzo Chigi per fare il punto della situazione a un mese dal sisma.

«Il percorso – ammette Renzi – è stato complicato, ma ben coordinato. Sindaci e regioni hanno collaborato, è un tratto che dovrebbe sempre contraddistinguerci. Questi paesi saranno ricostruiti com’erano prima e dov’erano prima». L’obiettivo, prosegue, «è riportare tutto a prima del terremoto: le prime, le seconde case e gli esercizi commerciali». Perché «non ci saranno show ma sarà una prova di nobilità per tutto il Paese».

Curcio, dal canto suo, sfodera alcuni numeri: «Abbiamo circa tremila assistiti, di questi 2.500 sono ancora in tenda».

Per quello che riguarda i danni, il capo della protezione civile parla di «non meno di tre o quattro miliardi di euro», e l’accento è sul «non meno». Sui tempi della ricostruzione, invece, nessun cambiamento: «Sette mesi al massimo» per le casette provvisorie: il punto è importante, anche perché i vari comuni che stanno ospitando gli sfollati (come San Benedetto del Tronto che nei suoi alberghi ha alloggiato praticamente tutti gli abitanti di Accumoli) hanno fissato come data limite la prossima primavera, poi bisognerà cominciare a pensare alla stagione estiva, quando l’arrivo dei turisti fa calare al disponibilità di posti per dormire.

Errani fissa una nuova data importante: «Il 2 o il 3 ottobre il Consiglio dei ministri approverà un decreto che servirà a riconoscere i danni del terremoto definitivamente». Il particolare servirà a «non ridiscutere ogni anno le quote per il risarcimento delle popolazioni colpite». Perché la partita sui fondi per la ricostruzione è apertissima: oltre alle vittime di Arquata del Tronto, Amatrice e Accumoli, diversi paesi del marchigiano hanno fatto registrare danni ingenti, ed è per questo che nei giorni scorsi il governatore Luca Ceriscioli (Pd) ha fatto sapere che, almeno per lui, alla sua regione spetterebbe almeno la metà di quanto verrà stanziato dal governo.

Renzi, Curcio ed Errani, per ora, evitano accuratamente la questione, consapevoli del fatto che mettere d’accordo tutti non sarà un affare semplice. Anzi, con il consueto basso profilo istituzionale che sta caratterizzando la gestione dell’emergenza, è proprio Errani a dire che «non ci sono scadenze perentorie, ci adegueremo tutti: non deporteremo le persone», segue un «appello a tutti i mezzi di comunicazione per comprendere la necessità di dialogo con chi deve affrontare questo difficile percorso».

Il modello, spiega ancora il commissario, è quello dell’Expo. «Tutte le imprese che lavoreranno sul terremoto – dice – dovranno essere iscritte a liste di merito e controlleremo attentamente tutto quello che riguarda infiltrazioni, legalità e trasparenza». Oltre alla questione abitativa, infatti, la salvezza di questi territori periferici distrutti dal sisma passa per il ripristino della normalità economica, ovvero sulla ripartenza delle attività produttive. Si parla di meccanismi e contributi immediati a mo’ di prestito d’onore e di investimenti sul turismo, anche se in termini molto vaghi: «È necessario uscire dalla logica dell’emergenza, occorre dare l’idea che è possibile ricostruire senza derogare da tutto ciò che sono questi paesi. In particolare bisogna ricostuire i centri storici con una precisa programmazione urbanistica per rispettare la bellezza dei luoghi colpiti», spiega Errani.

Sulle scuole è lo stesso Renzi a dire che «non si scherza, e parlo da padre oltre che da presidente del consiglio». Forse, a ben pensarci, sarebbe meglio il contrario, comunque nella prossima legge di stabilità ci dovrebbe essere «un grande incoraggiamento agli amministratori locali» che consisterebbe in una «programmazione aperta agli investimenti sugli edifici» con gli interventi che sarebbero considerati al di fuori del patto di stabilità.

Tra le misure certe, per il resto, ci sono gli ecobonus fino al 65% per il 2017 sulle case che hanno bisogno di adeguamenti sismici e l’ormai mitologica Casa Italia, che verrà presentata in un decreto del presidente del consiglio lunedì: in buona sostanza si tratterà di un dipartimento a palazzo Chigi guidato dal professore Giovanni Azzone.

Il progetto, aveva scritto in una delle sue e-news Renzi sarà «di lungo respiro e richiederà anni, forse un paio di generazioni». Insomma, si vedrà. Intanto si progetta la ricostruzione. Come prima, più di prima.