Nessun «ultimatum» dalla Ue, ma l’Italia è attesa al varco della manovrina di aggiustamento: la Commissione infatti, presentando le previsioni economiche d’inverno, ha spiegato di aver «annotato positivamente l’impegno preso pubblicamente dal governo» italiano «di adottare misure di bilancio valevoli nel complesso per lo 0,2% del Pil entro aprile 2017». Nessuno sconto, insomma, anche se sono in corso «discussioni» in un clima «molto costruttivo e positivo» con il governo, «e in particolare con Pier Carlo Padoan», fanno sapere da Bruxelles.

DATI NON ENTUSIASMANTI per il nostro Paese, soprattutto sul debito, ma Bruxelles è preoccupata più in generale dall’«incertezza politica» di tutto il continente, con grandi paesi fondatori che quest’anno vanno a elezioni, e dalla minaccia della «Frexit» messa in campo da Marine Le Pen.

Secondo il rapporto, nel 2017 l’Italia deterrà il primato per la crescita più bassa dell’intera Ue e dell’Eurozona: record esemplificato dal colore scuro della cartina che ieri campeggiava alle spalle del commissario agli Affari economici Pierre Moscovici. Il nostro Paese sarà l’unico a registrare un aumento del Pil inferiore all’1%, a +0,9% (Eurozona +1,6%, Ue +1,8%, Grecia +2,7%). Nel 2018 l’Italia crescerà dell’1,1%, mentre la Grecia, che nel 2016 segna solo +0,3%, è attesa al +3,1% (Eurozona e Ue +1,8%).

LE MISURE ANNUNCIATE dal governo italiano, finora secondo l’esecutivo comunitario non in modo sufficientemente dettagliato da poter essere tenute in conto ai fini delle previsioni, «verranno tenute in considerazione non appena saranno disponibili dettagli sufficienti a valutare le specifiche misure che dovranno essere implementate».  Il prossimo passo sarà il rapporto sul debito pubblico dell’Italia (atteso per il 22 febbraio).
Male anche il deficit, in crescita: dal 2,3% del 2016 al 2,4% del 2017 e al 2,6% del 2018. Stessa dinamica dal debito , che dal 132,8% del Pil nel 2016 salirà al 133,3% nel 2017 a causa «in parte delle risorse addizionali prenotate per il sostegno pubblico al settore bancario e agli investitori retail»; nel 2018 il debito dovrebbe comunque attestarsi al 133,2%.

IL PROBLEMA numero uno dell’Italia secondo la Ue è la crescita, che nel nostro Paese resta assai più lenta che negli altri Paesi europei. Non è una novità, ma la lentezza dello sviluppo italiano resta un problema per la sostenibilità del debito: se il Pil cresce, riparte un po’ di inflazione che aiuta a ridurre il debito e, con il mantenimento di un avanzo primario, il pur elevato debito pubblico si porrebbe in un trend discendente (si misura in rapporto al Pil, quindi, se questo aumenta, il rapporto migliora).

MA È SU TUTTO il continente che pesa l’incertezza politica: la «Frexit» proposta da Marine Le Pen «sarebbe una tragedia per l’Europa e una catastrofe per la Francia», ha spiegato Moscovici. In un anno elettorale per Olanda, Francia, Germania, Repubblica Ceca e, forse, Italia, i «rischi politici», ha proseguito l’ex ministro delle finanze francese, hanno «un nome chiaro: il populismo anti-europeo». Moscovici ha definito «assurda e pericolosa» la volontà di uscire dall’euro e dall’Europa «ovunque si manifesti, in Italia come in Francia». «Sarebbe causa di impoverimento per queste economie, il ritorno garantito di un’inflazione che penalizzerebbe le fasce medie e basse e comporterebbe un’esplosione dei tassi di interesse e del debito».

Messaggio contro il populismo ribadito anche dal presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker: «Se volete battere il populismo, non ne ripetete i messaggi – ha detto rivolgendosi idealmente ai leader Ue – Non pensate a ragionare sulle sfumature, ma opponetevi direttamente»