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Per Monica Scattini

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Vaiviaviva Ciao Monica! Me ne sto qui da sola a casa a bere un tristissimo gin tonic in tuo onore, davanti a questa pagina bianca e penosa, a riordinare i ricordi […]

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 7 febbraio 2015

Ciao Monica! Me ne sto qui da sola a casa a bere un tristissimo gin tonic in tuo onore, davanti a questa pagina bianca e penosa, a riordinare i ricordi di una vita, e vorrei che per magia il bianco si riempisse di macchie leopardate e che la bidimensionalità del foglio prendesse corpo e vita, ma so che le mie parole e i miei desideri non riusciranno a restituirmi la tua prorompente vitalità. Ci siamo conosciute da bambine, stessa classe alle medie, eravamo quelle alte tu, Mirandolina Celli ed io, le tre spilungone, io e te condividevamo anche le ultime lettere dell’alfabeto nel cognome, sempre in fondo alla classe, negli ultimi banchi a distrarci, a chiacchierare, ma tu eri brava riuscivi a sfangarla con la tua perenne e contagiosa allegria, io ero molto più timida e imbranata, ma è proprio così che nasce l’amicizia quando si è bambini, ci si compensa. Abitavamo vicine e venivo a giocare a casa tua, mi ricordo ancora una volta che rimasi anche a cena, mia madre aveva avuto un incidente di macchina e io ero molto spaventata, ma la tua grande mamma Dianella mi aveva consolata e rassicurata e ci aveva dato il permesso di giocare con i suoi bellissimi trucchi e metterci le sue parrucche, erano gli anni ’60 e si usavano, era una vera goduria poter armeggiare con tutti gli ombretti colorati , i rossetti, il rimmel ! In terza media quando eravamo nell’epoca delle cotte ci innamorammo, si fa per dire, tutte e tre dei gemelli Fiore, della sezione B solo maschile, noi eravamo nella A solo femminile, che erano identici e indistinguibili e, quindi, ci fregavano come volevano, e vai con discussioni, litigi e gelosie, naturalmente per un nulla di fatto, dopo poco capimmo il loro gioco e l’amicizia ricominciò come e più di prima. Dopo gli esami di terza media tu sei partita per Londra, ho ancora la tua cartolina da Carnaby Street! Poi ci siamo perse per un po’, molto poco a dire il vero, per ritrovarci entrambe attrici, chi l’avrebbe mai immaginato, nello stesso mitico film “Lontano da dove” di Francesca Marciano e Stefania Casini a New York. Il tuo personaggio ti era stato scritto addosso, eri perfetta, ballavi, ti agitavi, eri contemporaneamente allegra, speranzosa, malinconica e nostalgica, tutto nel giro di poche battute, sempre pronta a cambiare umore, come tutte le giovani attrici in cerca di futuro, era questo il tuo ruolo. Giustamente ti hanno dato il Nastro d’argento per quel film, sei una grande commediante, una bravissima attrice. Girando “Lontano da dove” ci siamo divertite come pazze con Francesca, Stefania, Victor Cavallo, Geoffrey Carey, il giovane Claudio Amendola e tutti gli altri, una mattina all’alba, al trucco, mi hai affibbiato il mio soprannome preferito Brezy, che nulla ha a che fare col vento o la brezza ma piuttosto con Brezniev, per via delle mie sopraciglia assai folte; tu vivevi a New York con Giancarlo Neri da qualche anno , che poi hai sposato, e conoscevi già tutto della città dei grattacieli, giravi come una diva degli anni ’30 con la tua pelliccia di leopardo, “bè qui nevica, mica come a Roma” , infatti ci fu una terribile tempesta l’ultimo giorno di riprese ed io persi l’aereo per tornare in Italia per 3 giorni di seguito. Poi sei tornata anche tu da questa parte dell’oceano, e hai lavorato tantissimo e bene, e abbiamo continuato a vederci, a ridere, anche nei momenti peggiori, basta guardarsi negli occhi per capire cosa passa tra cuore e cervello, quando ci si conosce fin da bambini non servono tante parole, bisogna dedicarsi interamente al piacere di essere ancora insieme. La scorsa settimana al telefono mi hai detto: “Ale ti ho pensato tutto il giorno ti saranno fischiate le orecchie”. Adesso sono io che ti penso da ore ma non so se i miei pensieri arrivano dove sei tu, mi manchi Monica , ti voglio bene ciao tua Brezy

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