The ego has landed. Atterrato alle quattordici di ieri a Stansted e lasciatosi precedere negli ultimi mesi da una raffica di pudiche ingerenze nella politica interna della Gran Bretagna via tweet – al punto da divulgare globalmente i deliri dell’accozzaglia Britain First – è cominciata la prima visita di Donald Trump nel Regno disunito, tappa fondamentale del suo tour antieuropeo 2018.

Contemporaneamente, ai Comuni, Theresa May presentava il cosiddetto «Libro bianco» che contiene le proposte negoziali sull’assetto Uk/Ue post-Brexit da presentare a Bruxelles e sul quale si andrà tempestosamente al voto in aula lunedì. Com’era lecito attendersi, contiene un’elaborazione bizantina della – vitale – questione della libera circolazione delle persone che ha generato tutto lo psicodramma referendario. Nel ruolo di garante politico della fine di questa circolazione, le 120 pagine del documento di May concedono la possibilità per gli europei di visitare il Paese senza bisogno di visto come turisti e per lavoro temporaneo, oltre alla possibilità di studiarvi. Nulla più. È un documento che potrebbe nascere morto perché rischia di scontentare equanimemente: non abbastanza coraggioso per gli euroscettici, troppo draconiano per gli eurofili. Per ora il Labour pare tornato in testa ai sondaggi per la prima volta da aprile.

LA SIMULTANEITÀ di questi due eventi non è dunque del tutto accidentale, anzi: come non lo sono, nello stesso Trump, le sue affinità elettive con lo scherano Farage e l’opportunista Johnson. «Brexit è causato dall’immigrazione», ha detto Trump ieri dopo il summit Nato, in una di quelle uscite dove la propaganda più spudorata riesca a toccare criticamente la realtà. Lo dimostra la semplicità lobotomizzante del suo America First, scimmiottato in Europa dai vari nazionalisti europei.

Una visita, la sua, che non poteva essere di Stato ed è stata declassata a «di lavoro», viste anche le sottili controversie che circondano il personaggio. Niente Downing Street, occupata da una leader che non gli piace e ne è imbarazzata, niente Buckingham Palace per quella foto con la vegliarda coronata da mettere sul trumeau, niente orazione a Westminster dove intonare la diplomazia da wrestling con la quale ha sgangherato il G7, la Nato e redarguito Angela Merkel: la coppia presidenziale è invece «lussuosamente contrabbandata» lungo un percorso che è tanto politico quanto simbolico. Sì, perché bisogna assolutamente salvare qualcosa che ci si ostina pervicacemente a chiamare special relationship, un paziente terminale a cui sarebbe pietoso staccare le macchine.

MA L’ACCANIMENTO terapeutico prescrive perseveranza. Fu Churchill, figlio di un’americana, a coniare la totemica espressione. Anche per questo davanti ai Trump ieri sera si sono aperte le porte di Blenheim Palace, il tinello con disimpegno dell’Oxfordshire dove Churchill passò l’ infanzia, per una cena di gala con il cancelliere dello scacchiere e il consumato titolare degli esteri Jeremy Hunt, ormai già da ben quattro giorni nel ruolo. Quanto alla politica, ad accoglierlo poche ore prima era stato il segretario del commercio internazionale e arci-brexittiere Liam Fox, a sottolineare il disperato bisogno di rapporti commerciali bilaterali della Gran Bretagna post-Brexit proprio mentre May pubblicava il «libro bianco» di cui sopra.

E proprio con May è fissato l’incontro di stamattina: a Chequers, le stesse sale della tenuta campestre dove il governo ha appena evitato per un pelo di sfasciarsi (e che ha visto Hunt avvicendarsi al dimissionario Johnson), mentre il pomeriggio è riservato all’agognata visita da Elisabetta II a Windsor. Venerdì si va in Scozia (da cui viene la madre di Trump) per un po’ di golf in una delle sue tenute.

MA PER QUANTO STRATEGICO, il percorso del contingente presidenziale sarà punteggiato di proteste. Per questo il governo ha approntato un’elefantiaca operazione di polizia, la più vasta dai riots del 2011: quattromila poliziotti, straordinari cancellati, spazio aereo chiuso a piccoli velivoli. Ma cortei e sit-in accompagneranno ogni tappa della visita. La manifestazione principale nella capitale comincia oggi alle quattordici davanti alla sede della Bbc a Portland Place, il corteo si snoderà fino all’epilogo di rito a Trafalgar Square, previsto per le cinque. Sono attese decine di migliaia di persone.

È organizzato da un gruppo denominato Together Against Trump che raccoglie varie realtà tra cui sindacati, Stop the War, Friends of the Earth, la Campaign for Nuclear Disarmament, e il gruppo laburista Momentum. Corbyn non ci sarà, anche se il partito è formalmente contrario alla visita. Momento altamente carnevalesco sarà il levarsi nel cielo sopra Westminster di un mini-dirigibile gonfiabile a ritrarre un gigantesco (6 m) bebè completo di incarnato senese, tupè biondo, cellulare e fasce, probabilmente ispirato al suino gonfiabile di Animals dei Pink Floyd. Lo ha utorizzato il sindaco di Londra Sadiq Khan, a sua volta vittima dei famigerati tweet presidenziali.