Un regalo dal mostro dell’Appennino. È pari a cinque milioni di euro la cifra che il colosso russo del petrolio Rosneft donerà per la ristrutturazione dell’ospedale di Amandola, crollato in parte dopo la scossa di terremoto del 24 agosto 2016.

I russi, in sostanza, finanzieranno un quarto dell’intera opera, il cui costo finale dovrebbe aggirarsi intorno ai 20 milioni di euro. Si tratta di uno dei contributi privati più consistenti tra le zone devastate dal sisma e la notizia, che in realtà gira da mesi, continua a riscuotere grande entusiasmo sia tra le amministrazioni locali sia ai vertici della Regione Marche. E non solo: lo scorso maggio, durante la sua visita a Sochi, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni pose l’accento sulla propria soddisfazione per il generoso regalo della compagnia petrolifera, la cui proprietà è divisa per lo più tra governo russo e British Petroleum.

Quello di Rosneft, però, non appare come un dono del tutto disinteressato: la società infatti ha dal 2013 una joint venture commerciale con la Snam, impegnata alla costruzione del gasdotto transadriatico che, risalendo dalla Puglia, attraverserà anche le zone appenniniche in perenne condizione di rischio sismico. Non è dato sapere cosa si sarebbe detto se questi cinque milioni li avesse tirati fuori direttamente la Snam, che resta alla finestra e vede la sua partnership con Rosneft sempre più forte anche da un punto di vista politico. L’accordo finale per la generosa donazione è stato raggiunto lo scorso giugno, con il governatore marchigiano Luca Ceriscioli che volò a Mosca per siglare l’accordo finale.

L’ospedale di Amandola prima del terremoto sembrava destinato a chiudere i battenti: troppo isolato dai grandi centri, ultimo presidio sanitario dei Sibillini marchigiani e vittima designata della razionalizzazione voluta dall’amministrazione regionale guidata dal Pd. Dopo il sisma, tuttavia, le cose sembrano essere cambiate e la donazione di Rosneft ha riaperto tutti i giochi.
Così, mentre in Abruzzo stanno già cominciando le pratiche per l’esproprio dei terreni attraverso i quali dovrà passare il tubo del gas, la Regione Marche ha la pratica sul tavolo ormai da oltre un anno, sia pure con qualche rallentamento dovuto al caos dell’ultima annata. Il progetto però è più vivo che mai e avanza nel silenzio delle istituzioni. In molti paesi del maceratese i cittadini non hanno idea di quello che succederà di qui a breve nel sottosuolo del territorio che abitano.

Gli attivisti della rete Terre in Moto hanno organizzato la settimana scorsa un incontro a Tolentino che ha visto, tra gli altri, la partecipazione dei tecnici della Carovana No Tap-No Snam. All’assemblea hanno partecipato più di cento persone: un primo segnale da un territorio già in enorme difficoltà a causa dei terremoti e che adesso sta cominciando a prendere confidenza, sia pure lentamente, con la questione del gasdotto. «Siamo sempre molto perplessi di fronte alla donazioni dei grandi gruppi imprenditoriali nel cratere – spiegano da Terre in Moto -. Scuole ed edifici pubblici dovrebbero essere ricostruiti dallo Stato, e non attraverso elargizioni poco controllabili che rischiano di creare paesi di serie A e paesi di serie B sulla base della capacità di fundraising dei singoli sindaci».

Su Amandola, la posizione degli attivisti è netta: «Si tratta di una cosa inquietante, perché ha tutte le caratteristiche di una sorta di ‘compensazione preventiva’ in vista del passaggio di un gasdotto che rischia di essere l’ennesima opera distruttiva per un territorio già messo in ginocchio dal terremoto. Siamo contrari all’intero progetto, e non solo per gli aspetti legati alla sismicità delle terre attraversate».

Il cratere del terremoto in questa fase sembra essere un paradiso per le grandi opere pubbliche, con fondi che piovono da tutte le parti. Nella legge di bilancio 2018 è previsto, tra le altre cose, un contributo straordinario di 32 milioni di euro annui fino al 2022 per l’Anas, allo scopo di completare le varie opere della Quadrilatero, cioè della rete viaria che attraversa le Marche e l’Umbria.

L’autostrada sopra, il gasdotto sotto. E in mezzo le macerie.

Lettera pubblicata sul manifesto del 20 gennaio 2018

Precisazione

Con riferimento all’articolo «Lo strano regalo di Rosneft per Amandola», pubblicato su «il manifesto» del 19 gennaio, desideriamo precisare che non esiste alcuna «joint venture commerciale» tra Snam e Rosneft e nessun collegamento tra quest’ultima e il progetto Rete Adriatica.

Cordiali saluti,

Ufficio Stampa Snam

L’accordo per la fornitura di gas a Enel da parte di Rosneft risale al settembre del 2013 e durerà (almeno) fino al 2025. Snam si occupa della costruzione del gasdotto transadriatico.

Per il resto, esiste una gran quantità di accordi stretti tra Rosneft e le aziende italiane che si occupano di fornitura di energia, alcuni dei quali inevitabilmente riguardano il passaggio del gas nella condotta che attraverserà l’Appennino.

Da qui il senso della notizia data da questo giornale sul dono da 5 milioni di euro per la ristrutturazione dell’ospedale di Amandola danneggiato dal sisma.

mdv