Sono gli hacker di Putin a gonfiare la propaganda di leghisti e grillini in vista delle prossime elezioni. A sostenerlo questa volta non è Matteo Renzi, malgrado abbia promesso di dedicarsi al tema delle fake news ogni due settimane durante la campagna elettorale. Non sono nemmeno il New York Times o Buzzfeed con le loro inchieste, che avevano il limite di basarsi sulle ricerche di un ex consulente di Renzi. Questa volta è l’ex vice presidente degli Stati uniti Joe Biden a scriverlo, in un articolo dedicato alla minaccia russa alla democrazia.

In Italia la notizia è stata diffusa ieri dalla Stampa e ripresa poi dal blog di Beppe Grillo, naturalmente per smentirla. Il partito democratico ha immediatamente drammatizzato, arrivando a chiedere al ministro degli esteri italiano di convocare l’ambasciatore russo per chiarimenti. La deputata renziana Morani ha chiesto anche la convocazione dell’ambasciatore americano, trascurando che è Biden a sostenere che l’amministrazione Trump sta comprendo le manovre del Cremlino.
Pubblicato martedì scorso dal sito internet di Foreign Affairs, la rivista diplomatica custode dell’atlantismo, e firmato con un altro ex dell’amministrazione Obama, il sottosegretario alla Difesa Michael Carpenter, l’articolo di Biden è un saggio in puro stile guerra fredda. Contiene una lunga disamina delle iniziative di Putin per diffondere in occidente «l’influenza maligna del Cremlino» che vanno dalla corruzione alla diffusione di «fake news» per attentare alla democrazia nei paesi europei. Nella foga, attribuisce ad agenti russi omicidi politici compiuti in occidente e cita però ad esempio l’assassinio di Boris Nemtsov, ucciso nel 2015 a Mosca. Suggerisce anche alcune contromosse, innanzitutto la necessità di affidare alla Nato la difesa degli alleati atlantici dagli hacker russi e, di conseguenza, l’esigenza di chiedere ai partner europei un aumento nelle spese militari (proposta che Trump condividerebbe).

A Biden ha risposto il designato leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio, secondo il quale sia l’ex presidente Usa che Renzi «devono imparare a perdere», Biden sconfitto da Trump e Renzi «dal popolo italiano e non da Putin» nel referendum costituzionale. Secondo Alessandro Di Battista «qualcuno negli Usa non riesce ancora a spiegarsi la batosta presa da Renzi, nonostante (o forse proprio per) il supporto di Jim Messina, guru della comunicazione di Obama».
Quanto all’appoggio della Russia in campagna elettorale risponde soprattutto la Lega. «La nostra amicizia per Trump come per Putin si spiega politicamente perché risponde sempre al primo interesse che è quello degli italiani», dice il vice segretario Giancarlo Giorgetti. E tutti, sia leghisti che grillini, ribaltano su Biden l’accusa di «fake news», questa sì un’autodifesa alla Trump che è abituato a definire così giornali e tv quando smascherano la sua propaganda.

Il passaggio dell’articolo di Biden e Carpenter dedicato alle presunte manovre russe sulle elezioni in Europa non è troppo lungo e può essere citato per interno: «In Francia, la diffusa consapevolezza del coinvolgimento russo nelle precedenti elezioni americane ha in qualche modo limitato l’effetto sorpresa su cui poteva contare il Cremlino. Ma la Russia non si è certo arresa e si è mossa nello stesso modo per condizionare le campagne elettorali di altri paesi europei, compresi il referendum in Olanda sulla adesione dell’Ucraina alla Ue, il referendum costituzionale in Italia, il referendum per la secessione della Catalogna. Il sostegno russo ad Alternativa per la Germania ha teso a far crescere i consensi di quel partito di estrema destra alle elezioni politiche amplificando la sua campagna sui social media. Un sforzo simile da parte della Russia è attualmente in corso in Italia, in vista delle prossime elezioni, in favore dei nazionalisti della Lega Nord e dei populisti del Movimento 5 Stelle».

Biden probabilmente ricorda che Obama fece il possibile per sostenere Renzi, compreso l’invito come ospite d’onore alla Casa bianca durante la campagna elettorale per il referendum, e che l’ambasciatore di Washington a Roma John Phillips invitò direttamente a votare Sì (tanto che dovette intervenire Mattarella per ricordare che la decisione era degli italiani). Renzi certo non lo ha dimenticato e intanto ha colto l’occasione per attaccare i 5 Stelle che attaccavano Biden: «Appena possono tuffarsi in un complotto, vero o presunto, gli uomini del Blog sono felicissimi. Dobbiamo stare attenti alle schifezze che girano in rete per i nostri figli, non mi preoccupa la dimensione politica delle fake news». Eppure i suoi chiedono di convocare gli ambasciatori e il Pd la prossima settimana presenterà il report sulle bugie in rete, una promessa della Leopolda.