Putin e i suoi accoliti hanno un disperato bisogno di rifilare al pubblico russo la disgraziata “operazione militare speciale” con due argomenti: 1) “gli ucraini sono nazisti e quindi nostri nemici”; 2) “l’Occidente ostile ci vuole distruggere”. Per tagliare l’erba sotto i piedi all’attuale propaganda del Cremlino è fondamentale che il governo e la società ucraina, nonché i loro alleati, li smontino.

La popolazione ucraina sta subendo esecuzioni di massa, tortura, stupri, distruzione delle infrastrutture civili, e chi compie questi atti è l’esercito russo. Non è facile comunicare che il vero avversario non è il popolo russo, ma il suo attuale governo. Ma le guerre non si combattono solo con le armi, occorre anche convincere l’opinione pubblica, ed è essenziale mostrare alla popolazione russa che questa guerra non è solo criminale, ma anche contro i loro stessi interessi.

Nonostante il martellamento operato da tv e giornali nazionali, i dati recenti indicano che il consenso di cui gode Putin si è eroso e che solamente un russo su quattro sostiene il suo operato (si veda Natasha Lindstaedt, “Ukraine war: new figures suggest only one in four Russians support it, but that won’t be enough to oust Putin”, The Conversation, 8.12.2022). È prematuro attendersi che nel breve periodo ci sia una sollevazione popolare volta a rovesciare l’autocrate, ma bisogna incoraggiare l’apertura di un fronte contrario alla guerra interno contro il Cremlino.

Il governo ucraino e i suoi alleati non devono perdere questa occasione e mostrare palesemente che c’è pieno desiderio di recuperare la Russia e il suo popolo alla comunità culturale cui appartiene. La visione di Michail Gorbaciov di «Casa comune europea», una Europa unita dagli Urali all’Atlantico, sciaguratamente abbandonata prima ancora di iniziare, è l’unica che può garantire pace e prosperità. Per un ventennio si è generato un circolo vizioso dove l’allargamento unilaterale della Nato ad Est ha alimentato il totalitarismo della coppia di fatto Putin-Medvedev e viceversa. Certamente Putin non ha ottenuto alcun risultato in termini di sicurezza e si è fatto un clamoroso autogoal visto che l’aggressione all’Ucraina ha indotto due Paesi con una lunga e fruttuosa tradizione di neutralità come la Svezia e la Finlandia a richiedere di aderire alla Nato.

Se si riuscisse a rompere questo circolo vizioso, si aprirebbero più spazi per la pace. Non serve fomentare il nazionalismo patriottico, perché questo avvalora l’idea l’avversario dell’Ucraina sia la Russia piuttosto che un manipolo di satrapi al potere.
Possono gli ucraini e i loro alleati modificare la propria strategia, tanto politica che comunicativa?
Piuttosto che eseguire rappresaglie, l’Ucraina dovrebbero fare appello ai soldati russi a disertare, garantendo loro asilo politico in Ucraina e sviluppando un programma di trasferimento dei renitenti tra i vari Paesi dell’Unione Europea.

L’Ucraina dovrebbe anche predisporsi al dopo-guerra, con un piano di ricostruzione che includa anche un programma di verità e riconciliazione nelle aree che sono state sotto occupazione russa analogo a quello sperimentato da Nelson Mandela in Sud Africa alla fine dell’apartheid. Con lo scopo di avviare procedimenti penali nei confronti dei responsabili dei più atroci crimini di guerra, ma anche di operare una amnistia nei confronti di chi per una ragione o l’altra ha collaborato con le truppe di occupazione, al fine di assicurare la coesistenza pacifica per le prossime generazioni.

L’Unione europea dovrebbe rendere chiaro che un futuro allargamento verso l’Ucraina non intende essere un atto di ostilità nei confronti della Russia, ma al contrario un ponte per generare aree di libero scambio e di collaborazione economica, scientifica e tecnologica a vantaggio anche della Russia. Come già accaduto con l’Europa dell’Est, l’Unione europea ha la possibilità di usare i propri strumenti economici per sostenere la democratizzazione interna.

Il paventato ulteriore allargamento della Nato ad Est è stato dannoso e controproducente. Molto più utile sarebbe che ora l’Unione europea proponesse una zona smilitarizzata, garantendo la neutralità dell’Ucraina e in prospettiva il superamento dei blocchi militari.
Russia e Ucraina hanno radici storiche comuni, e hanno sofferto insieme i crimini del nazismo nonché quelli dello stalinismo. Fanno bene gli ucraini a ricordare che l’Holodomor voluto da Stalin provocò una carestia criminale, farebbero ancora meglio a tener presente che le vittime purtroppo colpirono molte altre Repubbliche sovietiche. Diventati nel 1991 due stati sovrani, Russia e Ucraina hanno tutto da guadagnare dalla cooperazione. Per rendere chiaro questo obiettivo, l’Ucraina dovrebbe garantire e promuovere il bilinguismo non solo nel Donbass e in prospettiva in Crimea, ma in tutto il Paese.

Invece di celebrare con un francobollo l’attacco che ha distrutto il Ponte di Crimea, sarebbe più utile ricordare le radici comuni intellettuali dei due Paesi. Gogol e Dostoevskij, Chajkovskij e Prokofiev, Bulgakov e Cvetaeva, Rostropovich e Ojstrach, tutti artisti che hanno vissuto le tragedie del XIX e del XX secolo e che hanno insieme subito la tirannia.

Un tale programma forse riuscirebbe a convincere il popolo russo a detronizzare il proprio despota e ad avviare tra i due Paesi un futuro di collaborazione feconda come quello che, dopo molte sanguinose guerre, hanno conosciuto Germania ed Austria, Francia, Belgio e Paesi bassi, Danimarca e Svezia. Tutte nazioni che, sulla propria pelle, hanno scoperto che le frontiere possono diventare irrilevanti se si punta sulla cooperazione e l’integrazione.