Sereno, determinato, efficiente e preoccupato più del futuro del Brasile che della propria condizione di detenuto politico: così descrive l’ex presidente Lula l’eurodeputato Roberto Gualtieri, presidente della Commissione per i problemi economici e monetari al Parlamento europeo, dopo averlo incontrato giovedì scorso nella sua cella a Curitiba, in compagnia della presidente del Partito dei lavoratori Gleisi Hoffmann.

UNA VISITA «EMOZIONANTE», realizzata per iniziativa del Global Progressive Forum, l’organismo per le relazioni internazionali dei socialisti e democratici dell’Unione europea, al fine di esprimere – come ha raccontato Gualtieri domenica durante la Festa dell’Unità a Roma – «vicinanza politica e umana» all’ex presidente e pieno «sostegno alle sue battaglie legali e politiche».
Una visita, inoltre, che rivela la crescente ondata di solidarietà internazionale nei confronti di chi è stato non a caso definito come il primo detenuto politico brasiliano dalla fine della dittatura, come evidenziato anche dalla recente lettera a sostegno dell’ex presidente da parte del senatore statunitense Bernie Sanders e di altri 28 parlamentari del Partito Democratico.

INCARICATO DI CONSEGNARE a Lula – «un punto di riferimento in termini di equità sociale per tutti i progressisti del mondo» – la lettera di solidarietà del presidente del Gruppo dei socialisti e democratici all’Europarlamento Udo Bullmann e del leader del Partito socialista europeo Sergei Stanishev, Gualtieri ha raccolto «un messaggio di forza e determinazione nel portare avanti una battaglia politica per la democrazia che egli ritiene più importante della sua stessa libertà», accompagnato da una «decisa rivendicazione della sua integrità ed onestà». Che la condanna di Lula a 12 anni e un mese di reclusione per corruzione e riciclaggio sia chiaramente e clamorosamente funzionale a un uso politico della giustizia Gualtieri non ha alcun dubbio: «Ho letto attentamente la sentenza e sono rimasto scioccato dall’assenza di prove. Ritengo – ha dichiarato alla stampa brasiliana l’eurodeputato – che sarà studiata nelle università per molti anni come un caso incredibile di cattiva giustizia.

E il fatto che l’ex presidente rischi di non essere candidato sulla base delle motivazioni in essa contenute appare preoccupante per la democrazia brasiliana e per l’immagine del Brasile nel mondo».

UNA SENTENZA che, secondo l’eurodeputato, dovrebbe indurre l’Unione europea a guardare attentamente a quanto sta avvenendo nel paese, soprattutto in vista di «quell’accordo di associazione con il Mercosur che la Ue sta negoziando, e che dovrebbe prevedere una dimensione politica e non solo commerciale».
Malgrado la persecuzione giudiziaria in corso, la speranza di Lula che gli sia consentito di partecipare alle elezioni presidenziali del prossimo 7 ottobre appare però tutt’altro che ingiustificata, considerando che la legge «Ficha Limpa» (che proibisce ai condannati in secondo grado di presentarsi alle elezioni) prevede la sospensione dell’ineleggibilità in presenza di ricorsi «plausibili» (come sono certamente quelli dell’ex presidente).

E CHE, COME HA RICORDATO Gualtieri, alle elezioni del 2016 sono stati ben 145 i sindaci eletti sub judice nonostante la condanna in secondo grado, e che «nel 60% dei casi la loro vittoria è stata poi confermata».
In ogni caso, è solo ed esclusivamente sulla sua candidatura – che sarà lanciata ufficialmente durante la convenzione nazionale del Pt il 4 agosto e registrata presso il Tribunale Supremo Elettorale il 15 dello stesso mese – che il Partito dei lavoratori è deciso a puntare fino alla fine, escludendo qualsiasi piano B, la ricerca cioè di un suo sostituto nel caso in cui il Tse decida di respingere d’ufficio la stessa iscrizione della candidatura dell’ex presidente.

Ma in tal caso si tratterebbe di uno strappo alla democrazia senza precedenti, più grave ancora, secondo Gualtieri, di tutti quelli che già hanno avuto luogo. E il Pt avrebbe comunque tempo fino al 20 settembre per indicare un altro candidato.