Liberi di morire. Piacerebbe ascoltare una parola nuova su questo argomento. Magari da Papa Francesco. Perché monsignor Ignacio Carrasco de Paula, che di mestiere fa il presidente della pontificia accademia per la vita, probabilmente non può dire altro sul peggiore di tutti i peccati (per ogni cattolico osservante), o sulla massima espressione di libertà. Questione di punti di vista. E il suo, in questo caso specifico, può risultare irritante quando impartisce lezioni sul fatto che «il suicidio non è una morte con dignità, la dignità è un’altra cosa che mettere fine alla propria vita», perché fa riferimento alla morte, dignitosissima, di Brittany Maynard, la ragazza americana di 29 anni che ha scelto di morire liberamente per mettere fine all’inutile sofferenza provocata da un tumore non curabile al cervello. «Una assurdità», secondo l’alto prelato del Vaticano.

Senza arrivare all’insolente disperazione di Emil Cioran – «non c’è posizione più falsa dell’aver capito e rimanere ancora in vita» – si sarebbe tentati di rispondere a monsignor Carrasco con l’intransigenza di Jean Amery, l’intellettuale austriaco che si tolse la vita nel 1978, trentacinque anni dopo essere stato deportato ad Auschwitz: «Qualcuno a questo punto osa sorridere ironicamente o avanzare una dotta considerazione? Gli tolgo immediatamente la parola, per quanto brillante possa essere il suo curriculum in fatto di pubblicazioni sul suicidio. Solo chi è entrato nell’oscurità può dire la sua».

Brittany Maynard ha deciso di lasciare questo mondo il primo di novembre con un messaggio lucido e pieno di amore: «Addio a tutti i miei amici e alla mia famiglia che amo. Oggi è il giorno in cui ho scelto di morire con dignità alla luce della mia malattia terminale». Due giorni prima, sempre affidando «la sua» al sito thebrittanyfund.org, la ragazza che ha scelto l’eutanasia ha spiegato il motivo per cui aveva deciso di rimandare la sua morte: «Mi sento ancora abbastanza bene, provo ancora gioia, scherzo e sorrido con la mia famiglia e i miei amici e non mi sembra il momento giusto adesso». Altre parole poi sembrano rivolte direttamente al presidente della pontificia accademia: «Le persone più felici sono quelle che si fermano ad apprezzare e a ringraziare la vita. Se cambiamo i nostri pensieri, cambiamo il nostro mondo! Amore e pace a tutti voi». Chi può parlare di mancanza di dignità?

«Non giudichiamo le persone», ha avuto il buon cuore di precisare monsignor Carrasco de Paula, «ma il gesto in sé è da condannare». Il prete, per spiegare che «il suicidio non è una morte con dignità», ha messo sul piatto anche un po’ di vita vissuta. La sua. Che coincide con quella di altre milioni di persone che hanno sofferto come lui. «Io ad esempio – ecco la parabola – ho anche un’esperienza personale in tal senso perché ho avuto mio padre morto per un cancro al cervello che è stato un grande esempio di morte con dignità poiché fino all’ultimo ha adempiuto alla sua missione di vita, una missione che tutti abbiamo, fino all’ultimo giorno».

Solo che nel suo caso nessuno ha avuto l’indelicatezza di sindacare pubblicamente sulla scelta del padre che ha voluto morire nella sofferenza. Ma questo non è un buon argomento per chi si sente depositario della verità. La replica sarebbe scontata e non ammetterebbe repliche, questa è la religione: «Una morte così non ha assolutamente nulla di degno, la Chiesa ricorda che ci sono cose che si possono fare e altre no, procurarsi la morte non è solo un sostituirsi dell’uomo a ciò che Dio può togliere o dare, ma esistono anche altre ragioni di uguale importanza per cui non va fatto, come il fatto che ogni giorno di vita vale la pena di essere vissuto, non solo agli occhi di Dio».

Dispiacerà a monsignore, ma il tema della fine della vita ormai è ineludibile, anche grazie al «caso» di Brittany Maynard che ha voluto mediatizzate il suo ricorso consapevole all’eutanasia. La considerazione più spiazzante, anche per Carrasco de Paula, è un invito al silenzio e insieme alla tolleranza, sono poche parole pronunciate da Mina Welby, la moglie di Piergiorgio che nel 2006 scelse di morire chiedendo il distacco del respiratore: «Rispettiamo le scelte e non giudichiamo chi fa una scelta in dignità, perché la misericordia di Dio è infinitamente grande».