Ieri, verso le 17.30, Mosca ha sostenuto che le parti sarebbero «a metà strada» verso un accordo che dovrebbe basarsi sulla smilitarizzazione dell’Ucraina e sulla neutralità della Nato. Ma l’ottimismo è soprattutto da parte russa, perché dal lato ucraino i dubbi non sono pochi.

Il consigliere del presidente Zelensky, Mykhailo Podolyak, ha specificato che «Tutte le dichiarazioni russe sono mirate a provocare tensione nei media. Le nostre posizioni non sono cambiate. Cessate il fuoco, ritiro delle truppe e forti garanzie sulla sicurezza, con formule concrete».

Prima si era scagliato contro Scholz: «Il cancelliere Olaf Scholz tenta di distinguere i russi da Putin (in quanto autore della guerra). In Europa, questo potrebbe diventare un falso trend. Perché ufficialmente il 71% dei russi supporta la guerra e gli omicidi di massa in Ucraina. Tenetelo a mente». Le parole sono arrivate in seguito a una telefonata tra Scholz e Putin avvenuta nella mattina di ieri.

«UN COLLOQUIO DIFFICILE e non certo amichevole», ha fatto sapere il Cremlino, mentre Berlino ne ha dato notizia con una nota stringato. Scholz ha inoltre fatto sapere in mattinata, attraverso una portavoce, di aver invitato per giovedì prossimo, a Bruxelles, i leader delle principali potenze industriali, a un G7 speciale sull’Ucraina.

Sul campo la situazione rimane invariata: le truppe russe continuano gli attacchi, gli ucraini si difendono. Secondo il ministero della Difesa russo – riportato dal Guardian – le forze russe starebbe «stringendo il cappio» intorno alla città di Mariupol e che i combattimenti «contro i nazionalisti» si starebbe svolgendo nel centro della città. Mosca avrebbe anche offerto «l’incolumità alle forze di difesa di Mariupol se deporranno le armi e si arrenderanno».

Secondo i media russi il battaglione Azov (tristemente noto per le sue azioni nel 2014, denunciate anche da Amnesty e che ha a Mariupol una delle sue basi) «avrebbe rifiutato, sostenendo che nessuno lascerà Mariupol al nemico». Sulla situazione a Mariupol ieri il presidente francese Macron ha detto al suo omologo russo, Vladimir Putin, di essere «estremamente preoccupato» per la situazione nella città «colpita da continui bombardamenti negli ultimi giorni».

Missili russi avrebbero poi colpito un impianto di riparazione di aerei a Leopoli: le esplosioni sarebbero state udite intorno alle 6 del mattino di ieri. Anche a est i bombardamenti dell’esercito di Mosca non si ferma: a Kharkiv, il servizio di emergenza statale ucraino ha affermato che ieri un edificio didattico a più piani è stato bombardato (una vittima e 11 feriti). Due morti a Kramatorsk.

Sul fronte del sostegno a Kiev, ieri il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha avuto una nuova conversazione telefonica con il presidente ucraino Voldymyr Zelensky, in cui si è discusso, fra l’altro, di una proposta di creazione di un «Fondo di solidarietà per l’Ucraina» che aiuterebbe il Paese a sostenere i suoi sforzi bellici. Lo hanno riferito fonti qualificate dell’Ue a Bruxelles, riportate da Adnkronos.

Più in generale, la discussione ha riguardato gli ultimi sviluppi nel Paese invaso dalla Russia, la situazione sul terreno, e anche alcuni elementi riguardanti il negoziato fra Mosca e Kiev.

IL PRESIDENTE del Consiglio europeo, hanno aggiunto le fonti, avrebbe informato Zelensky della sua chiamata con il presidente russo Vladimir Putin all’inizio di questa settimana. Per quanto riguarda il sostegno dell’Ue, prosegue Askanews, «Michel ha sottolineato ancora una volta il continuo appoggio all’Ucraina in termini politici, finanziari, umanitari e materiali, e ha annunciato che questo sarà al centro delle discussioni fra i capi di Stato e di governo al Consiglio europeo della prossima settimana, a Bruxelles».

In serata è arrivata una proposta polacca: chiedere alla Nato una missione di peacekeeping in Ucraina. Lo ha dichiarato ai cronisti il primo ministro polacco: «Al prossimo vertice Nato, sarà formalmente inoltrata la proposta di una missione di pace in Ucraina», ha detto Morawiecki.