Tregua armata sullo spread. Dopo lo sfondamento di martedì, quando il fatidico differenziale aveva sfondato ampiamente i 300 punti base, mettendo in allarme i più importanti centri finanziari europei, ieri c’è stata una tregua in attesa di vedere nero su bianco le carte del Def. In mattinata lo spread si era tenuto in area 300 punti base. Il differenziale di rendimento tra il decennale benchmark italiano e il Bund benchmark ha chiuso gli scambi a 283 punti base, dai 301 del riferimento; in calo anche il rendimento del decennale italiano, al 3,31% dal 3,44% della vigilia. Ancora una volta l’oscillazione è stata causata da dichiarazioni contrastanti del governo. Prima di Maio ha confermato che il rapporto deficit/Pil nella nota di aggiornamento al Def resta fissato nel triennio a 2,4%, poi il ministro Tria ha detto che «il profilo di andamento del deficit vedrà nel 2019 un aumento contenuto rispetto al 2018 e un graduale ridursi negli anni successivi». Massima incertezza, dunque.

Per tenere a bada lo spread il governo Lega-M5S, preoccupato dell’annunciato calo dei consumi e della revisione al ribasso del Pil fatto da Confindustria, ha messo in campo con toni rassicuranti verso l’Europa il “padre” dell’euroscetticismo, Paolo Savona: «Nel governo il discorso di stare in Europa, rispettare l’euro è uno dei punti cardine. Io prima ancora di aderire e di dire sì ci sto, ho messo in chiaro questo: non ho nessuna idea di intraprendere un’azione contro l’euro, e se parlo di rafforzarlo, vuol dire che la mia istanza è discuterne. Poi i giornali italiani sono pieni di articoli stranieri che parlano male dell’euro – ha precisato – se un italiano osa scrivere qualcosa di simile apriti cielo, questa è l’atmosfera dentro cui ci muoviamo».

Malgrado le rassicurazioni di Tria e di Savona tra gli operatori resta la cautela per la forte incertezza che ispira questo governo e per gli esiti della battaglia tra l’Italia e Bruxelles. «Anche perché a conti fatti – ci spiega un manager di un fondo d’investimento italiano – abbiamo capito che malgrado il deficit al 2,4%, i soldi per realizzare tutte le riforme annunciate non basteranno. All’appello mancano circa 8 miliardi. Il governo scommette sulla crescita ma per il momento tutti gli osservatori intravedono solo una sia pur lieve decrescita».

Anche nei mercati borsistici è tregua. I segnali distensivi rivolti a Bruxelles e ai mercati dal governo italiano hanno incoraggiato le Borse europee che terminano in progresso una seduta all’insegna dei rialzi. Parigi e Londra hanno chiuso con un incremento che sfiora il mezzo punto percentuale (+0,43% la prima, +0,48% l’altra). Piazza Affari ha tentato il rimbalzo dopo la difficile giornata di ieri l’altro e ha avviato gli scambi in decisa crescita, raggiungendo un punto e mezzo percentuale con segno positivo.