La fine ufficiale di ogni dialogo tra M5S e Pd potrebbe avvenire oggi, quando Matteo Renzi e Silvio Berlusconi si vedranno per mettere a punto le ultime modifiche all’Italicum in modo da consentire l’arrivo della legge nell’aula del Senato per settembre. Sarà l’ultimo passo sancito dal patto del Nazareno – almeno per ora – e servirà a mandare definitivamente in soffitta le speranze dei grillini di poter incidere sulla nuova legge elettorale. Le modifiche non mancheranno, ma saranno frutto dell’ennesimo accordo tra il premier e l’ex cavaliere e difficilmente saranno sgradite a quest’ultimo. Per i grillini puri e duri, quelli contrari al dialogo con il Pd ma costretti ad accettarlo anche per decisione di Grillo e Casaleggio, sarà la prova provata che le aperture fatte fino a oggi da Renzi al movimento a voler essere generosi si possono considerare come buone intenzioni, ma niente di più. Ed è sicuro che la presa d’atto, insieme alla sensazione di essere stati in qualche modo presi in giro dal premier, riaccenderà lo scontro che da settimane divide il M5S tra falchi e favorevoli al dialogo, primo fra tutti il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio.
Proprio Di Maio, insieme al collega Alessandro Di Battista, ieri ha presentato un’interrogazione parlamentare per sapere da Renzi i contenuti del patto del Nazareno. Le rassicurazioni fatte dal premier a Repubblica sul fatto che nel patto del Nazareno ci sarebbero solo atti parlamentari, non hanno rassicurato i grillini, che tornano all’attacco: «Nonostante l’attuale presidente del consiglio abbia dichiarato che la trasparenza deve essere un valore della politica, da un lato il contenuto del patto sembra vertere su alcune riforme istituzionali – scrivono Di Maio e Di Battista – dall’altro indiscrezioni giornalistiche riportano altri aspetti dell’accordo, che sembra riguardare anche la materia della giustizia e l’elezione del prossimo presidente della Repubblica». Da qui la richiesta a Renzi per capire se «non intenda riferire con urgenza al parlamento in merito ai dettagli» del patto.
Nel frattempo al Senato prosegue l’Aventino del M5S contro la riforma costituzionale. I grillini hanno rifiutato la proposta fatta da Sel di rientrare in aula, preferendo continuare a disertare la discussione sugli emendamenti al ddl. «Non è avvenuto nulla di nuovo non cambiamo idea», ha spiegato il capogruppo Vito Petrocelli poco prima della ripresa dei lavori. I banchi dove siedono i senatori grillini sono rimasti quindi vuoti, ma la scelta ha finito con favorire proprio il premier permettendo un’ulteriore accelerazione verso l’approvazione della riforma. Che ieri Grillo è tornato ad attaccare dal suo blog: «Non farà trovare lavoro, non migliorerà la sanità, non garantirà la tua istruzione, non darà certezza alla tua famiglia», scrive l’ex comico per il quale «il governo sta bloccando il Paese con la riforma del Senato, facendo credere che così risolverà i problemi dell’Italia». Ma, avverte Grillo, «questa è una menzogna».