A non credere alla messa in scena sul caso Regeni non è solo l’Italia. E in pochi hanno preso per buona anche la parziale giustificazione egiziana, secondo la quale il caso Regeni sarebbe «un caso isolato». Perfino negli Usa la stampa mette sotto scacco il regime del generale al Sisi, chiedendo al governo di Washington più attenzione. L’escalation della repressione in Egitto, con le detenzioni arbitrarie, l’uso della tortura e di omicidi, tra cui l’assassinio di Regeni, sono stati denunciati in una lettera inviata da alti esperti americani sul Medio Oriente al presidente Usa Barack Obama.

È quanto ha rivelato il New York Times che, prendendo spunto dalla denuncia, chiede all’amministrazione Obama di rivedere i rapporti con l’Egitto. «Da quando l’esercito egiziano ha preso il potere nel colpo di stato dell’estate del 2013, la politica dell’amministrazione Obama verso l’Egitto è stata caratterizzata da una serie di ipotesi errate. È giunto il momento di sfidare queste ipotesi e valutare se un’alleanza che è stata a lungo considerata una pietra miliare della politica di sicurezza nazionale americana stia facendo più male che bene», scrive il quotidiano. E ancora: «Quando le violazioni dei diritti umani in Egitto sono diventati più difficili da sorvegliare, la Casa Bianca ha sospeso gli aiuti militari. Ma quando l’amministrazione Obama si è concentrata sulla lotta all’Isis, ha ripreso la consegna di aiuti militari, sostenendo che l’alleanza con l’Egitto era troppo importante».

«Da allora – scrive ancora il Nyt – il giro di vite sugli islamisti pacifici, i giornalisti indipendenti e gli attivisti dei diritti umani si è intensificato. I funzionari dell’amministrazione che hanno messo in guardia contro una rottura con l’Egitto sostengono che la cooperazione militare e di intelligence con Il Cairo è indispensabile. È il momento di contestare tale premessa».