«Il flusso dei profughi è destinato ad aumentare», avverte Mario Draghi parlando alla Camera. Fino a ieri sera, rende noto il premier, sono state 23.872 le persone entrate in Italia, e di queste 9.700 sono minori. Un flusso continuo come dimostrano anche le scene che da giorni si vedono a Trieste, dove file di auto e pullman cariche di uomini, donne e bambini attraversano ogni giorno il confine.

Per tutte queste persone l’Italia sta allestendo un piano di accoglienza in coordinamento anche con gli altri paesi europei. Un piano che prevede sia interventi sanitari che la possibilità per i profughi che arrivano da est di lavorare. Previsti inoltre anche assistenza psicologica, legale, orientamento sul territorio e corsi di italiano. Tutto per rendere il meno traumatico possibile l’arrivo in Italia, dove comunque chi fugge dalla guerra può contare sulla presenza stabile di una comunità ucraina forte di 248 mila persone.

Sul primo punto, l’assistenza sanitaria, Draghi è stato chiaro: «Tutti i rifugiati che arrivano in Italia devono fare un tampone ogni 48 ore o accettare di vaccinarsi», ha spiegato. Quella ucraina è una delle popolazioni meno vaccinate d’Europa con appena il 36 per cento della popolazione immunizzata. La fuga dalle proprie case, il viaggio, l’affollamento dei centri di accoglienza dove hanno potuto sostare prima di arrivare in Italia, non hanno certo aiutato a contenere i rischi di un eventuale contagio da Covid. Per questo anche gli spostamenti tra le città e il trasferimento nei centri di accoglienza saranno possibili solo effettuando un tampone o vaccinandosi. Centri appositi sono già stati aperti, attrezzati con cartelli anche in ucraino per facilitare le cose.

Succede così a Roma all’hub vaccinale Acea-Roma Ostiense dove è possibile attuare la profilassi anche nei confronti di epatite, poliomielite, morbillo e tutte le altre vaccinazioni previste nel nostro paese.

C’è poi la questione lavoro. «Per i profughi ucraini che vogliono svolgere attività lavorativa – ha specificato Draghi – abbiamo previsto una prima misura che consente loro sulla base della sola richiesta del permesso di soggiorno di lavorare sia in forma autonoma che stagionale». Una possibilità resa concreta da una deroga a quanto previsto dal decreto flussi varato dal governo alla fine del 2021 e che fissa in poco più di 70 mila il numero di lavoratori stranieri che quest’anno possono entrare nel nostro paese.

Il piano di accoglienza prevede poi, e non potrebbe essere altrimenti, il coinvolgimento delle Regioni. Spetterà ai governatori, in accordo con i prefetti, coordinare gli interventi sul territorio utilizzando le strutture e risorse già esistenti. «Il piano – ha spiegato ieri il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio – è modulare, cioè dovremo mettere in campo le reti consolidate che sono quelle che già esistono, potenziate, poi il sistema di protezione civile e ancora di più il sistema del terzo settore, fino ad arrivare addirittura alle famiglie che però devono seguire un percorso certificato di accoglienza».

Il piano prevede anche un intervento all’estero, in accordo con la Commissione europea, presso i paesi che confinano con l’Ucraina a che fin dall’inizio della guerra sostengono il maggior numero di profughi. Sempre Curcio ha spiegato come siano già stati inviati in Polonia più di mille posti letto, a cui faranno seguito mezzi e attrezzature. Ieri, invece, è stato avviato il trasferimento in Romania di una consistente quantità di medicinali e materiali elettromedicali.