«Penso anche al mio funerale e qui, sorrido. Donne, tante donne, tutte quelle che ho aiutato, che mi sono state vicino, amiche e anche nemiche… vestite di rosso che cantano bella ciao», aveva scritto Franca Rame sul suo blog il 30 gennaio scorso. Oggi dunque «il rosso è d’obbligo». Sono già oltre 1.000 le adesioni su Facebook, la pagina dell’«evento», creato sul social network, è sommersa di messaggi, disegni e fotografie di donne che condividono il suo profondo impegno sociale e politico e che oggi parteciperanno ai funerali laici al Piccolo Teatro di Milano intonando Bella ciao secondo il suo desiderio.

Ma i messaggi di partecipazione non si fermano qui: c’è chi promette di vestirsi di rosso durante l’udienza del processo NoTav nell’aula bunker delle Vallette di Torino, chi abita lontano ma comunque canterà a squarciagola in ufficio, chi resterà a casa e abbandonerà gli abiti di tutti i giorni per sfoggiare privatamente qualche mise amaranto.

[do action=”citazione”]Sul suo blog il 30 gennaio scorso aveva scritto: «Tante donne… amiche e anche nemiche»[/do]

Tante donne affolleranno oggi le strade del quartiere Brera. Assunta Serlo, l’ideatrice di «Usciamo dal silenzio», coordinamento nato nel 2005 con l’intento di difendere i diritti delle donne, fornisce le coordinate: «Abbiamo dato appuntamento alle 10.45 davanti alla fermata della metropolitana Lanza, ovviamente con qualcosa di rosso addosso».

Anche la Libera Università della Donna, Lud per le amiche, sarà presente, come sottolinea Lea Melandri, presidente dell’associazione e storica attivista milanese per i diritti delle donne, che ricorda con affetto e orgoglio la presenza di Franca Rame alla grande manifestazione milanese, nel gennaio del 2006 e con oltre 200.000 partecipanti, sostenuta proprio dal movimento di Assunta Serlo: «Franca arrivò con Dario e io, garbatamente, gli dissi ’Dario, stai un po’ più indietro’. Così lo spingemmo nelle file dietro e lei rimase in prima linea, insieme a noi, proprio dietro allo striscione. Era una donna vitale e allegra, caratteristiche che ho apprezzato di più quando me la sono trovata vicina e ’fuori scena’. Sul palcoscenico infatti era talmente unita a Dario che era quasi impossibile scinderli. Franca era sempre presente durante le manifestazioni cittadine e gli eventi pubblici. Il suo modo di partecipare alle nostre battaglie era la sua presenza pubblica notevole, che non voleva tacere. Il suo impegno quotidiano era il teatro e le battaglie venivano portate nel suo luogo deputato».

Per Lea Melandri il ricordo di Franca è ancora vivissimo, viste le recenti occasioni di confronto, uno su tutti una memorabile tavola rotonda al Liceo Manzoni sul tema della violenza. «In quell’occasione ho avuto modo di apprezzare questa sua capacità di far uscire dal privato delle vicende drammatiche come la violenza sessuale di cui era stata vittima. La cosa che più l’avvicinava al femminismo, oltre il suo impegno, era proprio la volontà di svelare le vicende più personali, facendone un problema generale», ricorda Melandri.

«Negli anni 70 ci siamo occupate, anche con Franca, di orrori come il massacro del Circeo ma non dei maltrattamenti in ambito domestico. Io stessa, quando nel 2004 uscirono dei rapporti sulla violenza fra le mura domestiche, era meravigliata. Oggi la violenza non avviene più sotto il segno dell’affronto politico, come nel terribile caso di Franca, ma nella normalità familiare e di coppia per cui non basta dire che è un problema culturale, bisogna mettere l’aggettivo: maschile», riflette Melandri. Per questo oggi ai funerali, «saremo lì tutte insieme, come lei desiderava che fossimo».