Giuseppe Conte torna sugli schermi per il tramite della sua attività accademica e il Movimento 5 Stelle attende che la sua leadership venga formalizzata mentre regna ancora la confusione.
Dovrebbe essere il giorno in cui si festeggia la nascita formale del ministero della transizione ecologica, nodo centrale della trattativa tra Grillo e Draghi per la nascita del governo. Ci prova Stefano Patuanelli a lanciare la notizia e a dare l’impressione che anche questa volta il M5S sia il soggetto determinante dell’azione dell’esecutivo. Ma la manovra comunicativa ha il respiro corto: il clima è diverso rispetto al recente passato e il vertice segreto che segreto non è più, che doveva tenersi domenica nella villa di Grillo a Marina di Bibbona tra il fondatore e l’ex presidente del consiglio, rischia di saltare per via del fatto che la notizia è trapelata. E che, solo per fare un esempio, si è appreso che Davide Casaleggio non era stato invitato. Il referente di Rousseau, che ieri ha mandato l’ennesimo sollecito ai parlamentari a mettersi in pari coi pagamenti, proprio nel fine settimana sarà impegnato a diffondere la strategia della piattaforma sui nuovi «meet up digitali».

Sembrano ormai parole d’ordine che vengono dal passato remoto dei 5 Stelle, e così appaiono ormai alla maggior parte degli eletti. Ciò non toglie, tuttavia, che la scelta di Conte suscita qualche interrogativo anche presso alcuni di quelli che nei mesi passati hanno auspicato la strutturazione del M5S in forme più tradizionali e la collocazione più stabile nei campo del centrosinistra. Come il deputato Luigi Gallo della corrente «Parole guerriere». «Il modello dell’uomo solo al comando – afferma Gallo – ha prodotto enormi danni a una forza politica come la nostra al governo del paese, che non ha figure intermedie, che non ha organizzazione territoriale in contatto diretto con i cittadini, che non ha direzione nazionale democraticamente elette. A Giuseppe Conte suggerisco di non raccogliere alcun incarico nel M5S senza che venga abbandonato l’infantile modello democratico che ci ha condotti fin qui».

I dubbi insomma non sono sulla persona di Conte, che è unanimemente riconosciuto come l’unico che in questa fase può federare le anime grilline e traslocarle nella nuova fase, ma sulla palese cancellazione del percorso compiuto fino ad ora dal M5S in tema di riorganizzazione interna. Un altro deputato, Francesco Berti, è ancora più esplicito: «A cosa è servito fare un anno di Stati generali del M5S, se poi la linea cambia sui giornali o nel fine settimana a Bibbona? Se il Movimento 5 Stelle deve crescere, si renda conto che ratificare su Rousseau scelte prese altrove non è democrazia diretta, ma plebiscitaria».

La mediazione potrebbe essere la formazione di una squadra che aiuti Conte a gestire la rifondazione verde del Movimento 5 Stelle. Anche se sul ruolo preminente dell’ex premier Luigi Di Maio è stato chiaro: «Non possiamo chiedergli di stare insieme agli altri nel direttorio». Il che conduce a pensare che il nuovo capo politico avrà pieni poteri anche rispetto ai grillini eletti dalla base. Una grana in più per Grillo, che starebbe pensando anche a dar vita a uno statuto tutto nuovo e a un nuovo involucro per il nuovo corso del Movimento 5 Stelle.

Questo risolverebbe alcuni problemi ma creerebbe anche aspettative che finora al fondatore non sono mai piaciute. Molti parlamentari, soprattutto i tanti che si trovano al secondo mandato, iniziano a fare il conto alla rovescia della loro carriera politica, stanti le regole attuali. Anche quelle sono state decise nel corso degli ultimi Stati generali, dunque se dovesse saltare quel processo e si dovessero sacrificare quegli impegni in nome dell’arrivo di Conte, si potrebbe azzerare tutto.