Abbiamo discusso per due ore e molte ore ci vorranno ancora”. Al termine della giornata di consultazioni, prima di prendersi oggi 24 ore “di riflessione” e prima di tentare la sintesi dei colloqui di oggi, Enrico Letta parla del solo incontro che avesse davvero peso e rappresentasse un’incognita: quello con il Pdl. Ha visto anche tutti gli altri gruppi parlamentari, iniziando di buon mattino con Vendola e Sel, ma su quei fronti era tutto già noto. Al punto che il colloquio con il Pd è fulmineo, giusto il tempo di confermare pienissimo appoggio e poi tornare ai propri infiniti guai.

Di scoglio ce n’è uno solo, però mica facile da aggirare. Oltre alla delegazione guidata da Alfano, Letta parla anche al telefono con Berlusconi, dagli Usa: “Ci siamo sentiti per 30 secondi. E’ stato molto incoraggiante, come tutti. Il problema è che gli incoraggiamenti non sciolgono nodi”. E’ la frase chiave nelle dichiarazioni di fine giornata, la conferma che il via libera ancora non c’è, che le difficoltà non sono superate.

Dagli Usa Berlusconi è, appunto, incoraggiante. Non vuol neppure pensare, dice, a un fallimento del tentativo Letta. Non si formalizza sull’accettazione totale dei suoi otto punti di programma. Via, siamo uomini di mondo. Però sul vero oggetto del contendere non arretra di un centimetro.

[do action=”quote” autore=”senatori del Pdl”]“Se vogliono il nostro voto devono passare sotto le forche caudine. Ci hanno dato dei truffatori quando abbiamo promesso la restituzione dell’Imu. Adesso devono farlo”[/do]

L’asticella è alta: la restituzione dell’Imu. Quando la cancellazione già sembrava un obiettivo difficilmente raggiungibile. I montiani aprono, però fino a un certo punto: “Bene la cancellazione sulla prima casa e anche una rimodulazione, ma l’eliminazione no”. Per il Pdl, invece, anche l’eliminazione sarebbe troppo poco. “Se vogliono il nostro voto devono passare sotto queste forche caudine”, va giù tassativo un neosenatore Pdl che figura in primissima linea tra i falchi. Però non è che la colomba Angelino Alfano dica cose nella sostanza diverse all’uscita dal colloquio con il presidente incaricato: “Dobbiamo rispettare il rapporto fiduciario coni nostri elettori”. Traduzione: l’Imu va restituita.
“In campagna elettorale, spiega un altro senatore Pdl, ci hanno dato dei truffatori quando abbiamo promesso la restituzione di quella tassa. Adesso devono farlo, così vediamo chi era il truffatore”. Dall’altra parte dell’Atlantico, Berlusconi se possibile rincara: alla cancellazione e alla restituzione dell’Imu somma ora la richiesta di “cambiare Equitalia”.

Di ministeri il Cavaliere non parla, se non per escludere veti contro il ministro Cancellieri. Non lo fa neppure Alfano e non lo ha fatto, per ora, nessuno. Il punto fermo, per il Pdl, non è questo o quel nome: è la presenza al governo di ministri del passato governo di centrodestra, quelli che il Pd ha bersagliato per anni e che ora deve ingoiarsi perché in questa partita il concreto, cioè le tasse, e il simbolico, al secolo l’umiliazione plateale del Pd, vanno a braccetto. Marciano di pari passo.

Il Pdl vuole l’Istruzione. Potrebbe andarci Maurizio Lupi, tanto per dare a Cl quel che è di Cl, cioè la scuola quasi ex pubblica. Però Maria Stella Gelmini sarebbe anche più gradita, perché renderebbe ancor più vistosa la sconfitta del Pd. Stesso discorso vale per Sacconi o Brunetta, e in generale per gli “impresentabili”. Non ci saranno tutti nella delegazione del Pdl, naturalmente, ma qualcuno dovrà esserci perché il messaggio deve essere chiaro e inequivocabile. Guai ai vinti.

E’ la preparazione di un governo e del suo programma o è già campagna elettorale? E’ tutte e due le cose, e se il governo nascerà sarà così dal primo all’ultimo giorno, perché nonostante miraggi e desiderata imperiosi del capo dello Stato, che vuole un governo per almeno due anni, tutti sanno che il voto resterà comunque dietro l’angolo.

Così Berlusconi capovolge la logica abituale delle cose. Ha voluto fortemente questo governo. Dovrebbe essere lui a concedere molto e il Pd, che invece non lo voleva affatto, dovrebbe alzare il prezzo. Invece è il contrario, perché il Pd non c’è più e l’alea delle elezioni anticipate non può correrla. Ne uscirebbe distrutto.

Sulla strada di Berlusconi c’è un solo ostacolo, ed è la stessa persona, anzi la stessa istituzione, che gli ha spalancato le porte delle ambite larghe intese: Giorgio Napolitano e la presidenza della Repubblica.

Nelle consultazioni Napolitano non ha nascosto la preoccupazione per “il populismo di Berlusconi”. Non significa che intenda rendere più difficile la nascita del governo. Al contrario, è probabile che Berlusconi alla fine ottenga ciò che chiede, la restituzione dell’Imu, con fondi trovati forse con l’emissione di nuovi Bot. Ma sul fisco il braccio di ferro sarà continuo perché per Napolitano il diktat europeo si può ridiscutere ma senza nemmeno ipotizzare strappi. Per Berlusconi difendere le posizioni che gli hanno permesso di resuscitare sarà questione di vita o di morte.