Il libro di Mauro Gallegati Il mercato rende liberi, ed altre bugie del neoliberismo (Luiss University Press, euro 16) è piacevolmente leggibile anche da non economisti, malgrado la parte tecnico sottostante sia profonda ed esaustiva, ma sempre raccontata a parole. Dovrebbe essere resa lettura obbligatoria per tutti gli studenti di economia anche se, probabilmente, dati i piani di studio attuali, sarebbero quelli con più difficoltà a capirlo.

LEGGENDOLO, viene in mente più volte il Candide di Voltaire. Lì c’è il dottor Pangloss che tra terremoti, guerre e pestilenze proclama che tutto ciò è il migliore dei mondi possibili perché così ha voluto la divina provvidenza. Oggi c’è un altro dottor Pangloss che, molto più volgarmente anche se in maniera matematicamente assai più sofisticata, proclama che il Mercato (naturalmente maiuscolo) produce il migliore dei mondi possibili. E se c’è proprio qualcosa che non va è perché non c’è abbastanza mercato, ci sono «frizioni» o «fallimenti di mercato» che comunque, tutte le volte che è possibile, si correggono con opportune estensioni nei diritti di proprietà. E la religione del mercato è come una metastasi che si estende dal campo dell’economia a tutte le altre attività umane.

C’è l’«economia del matrimonio» della «partecipazione religiosa», «del sesso», e perfino «della tortura». E, assieme, campi che fino a epoca recente erano considerati da tutti, se non dai più fanatici, dei beni pubblici – la sanità, l’educazione, la cultura, negli Usa persino, parte del sistema giudiziario – oggi sono invasi, tra generali applausi, dal «mercato».

E così abbiamo aberrazioni ormai diventate parti accettate del linguaggio comune, la «domanda e l’offerta di formazione» nella scuola, di «cure» negli ospedali, e perché no? Di «giustizia nei tribunali» (in Italia siamo spesso antesignani e Berlusconi docet…).
Ancora peggio, dal punto di vista normativo da tutto ciò derivano ricette politiche devastanti, incluse privatizzazioni scriteriate, trasferimenti di «bonus» invece che fornitura di servizi pubblici e persino flat tax e «austerità espansive», un ossimoro che litiga anche con il dizionario.

IL LIBRO DI GALLEGATI mostra quanto tutto l’apparato sottostante sia un’elegante ma fallimentare bancarotta dal punto di vista scientifico persino in economia. Lasciamo stare il resto.
È impensabile tentare un riassunto delle argomentazioni del volume di Gallegati: ci sono comunque due fondamentali paradigmi, sicuramente in economia, ma probabilmente in tutte le scienze sociali.
Quello dominante è fondato su tre pilastri; il primo è che tutto quello che uno osserva è un equilibrio, e si può presumere, in genere «ottimale»; il secondo: gli agenti economici cioè tutti noi, le imprese sono «razionali», prevedono bene il futuro, etc (non si possono menzionare qui tutte le difficoltà relative all’aggregazione tra quello che ciascun individuo fa e le dinamiche collettive, per esempio, del Pil); il terzo: viviamo in un mondo di «scarsità» (più tecnicamente di «rendimenti decrescenti») e quindi non solo per i singoli individui ma anche per le economie nel loro complesso, «se spendi di più lì, devi tirare più la cinghia qui». Che, appunto, nel micro vale ma nel macro no (è una delle intuizioni fondamentali di Keynes, ma vallo a spiegare alla Bundesbank, a Chicago, alla Bocconi).

L’alternativa è un paradigma nel quale: essenzialmente tutto quello che osserviamo è il risultato di interazioni lontane dall’equilibrio, non importa come definito; gli agenti economici sono lontani da processi di decisione «razionali» e meccanici (il corso di azione definito da una massimizzazione di qualche ben definita funzione) ma sono al contempo capaci sempre di cambiare ed innovare.

COLLETTIVAMENTE, da tempi della Rivoluzione industriale abbiamo, almeno temporaneamente, vinto ogni vincolo di scarsità o più tecnicamente viviamo in un mondo di rendimenti crescenti, anche se, nelle traiettorie attuali, al costo di un incombente disastro ecologico.
Proviamo con urgenza a cercare tutte le implicazioni di politica del secondo paradigma. Per farlo, competentemente, si può caldamente consigliare la lettura del libro di Gallegati.