Pare che per guarire in Calabria dai suoi mali elettorali il Pd voglia vaccinarsi con le primarie. L’ultima volta che si svolsero (era il 2014, elezione del segretario regionale) fu un marasma. Raffiche di ricorsi dei cuperliani contro il candidato dei renziani. A Diamante, perla del Tirreno famosa per i suoi murales, più che discettare di arte, quel giorno si fece matematica: vennero contati 1500 voti in 12 ore. Una scheda ogni 27 secondi, insomma. Più che primarie democratiche, fu uno sprint da centometristi. Il velocista era quell’Ernesto Magorno, sindaco di Diamante, che vinse con distacco la contesa. Oggi non è più segretario regionale dem, ma senatore di Italia viva. E soprattutto per ora è l’unico candidato in campo alle prossime regionali oltre a Luigi de Magistris.

Sarebbe il segretario Enrico Letta a spingere per le primarie. Ai suoi avrebbe confidato che se ci fossero più candidati si dovrebbero per forza svolgere come per le grandi città chiamate al voto. Questa sarebbe stata la regola d’ingaggio impartita a Francesco Boccia prima della riunione di Lamezia che si è tenuta ieri per cercare la sintesi sul candidato. I grillini a questa riunione con Boccia e i maggiorenti della coalizione non sono stati invitati. Le critiche a Nicola Irto da parte dei 5 Stelle, i dem non le hanno digerite. C’è chi dice che dietro il nome di Enzo Ciconte, tirato fuori dal cilindro lettiano in questi giorni, ci sia stato anche lo zampino di Giuseppe Conte. Di sicuro l’accelerazione imposta nelle ultime ore è molto difficile da spiegare alla parte di Pd, agli amministratori e a tutte quelle aree che si erano mobilitate a sostegno di Irto. E che adesso si aspettano da Boccia un tentativo di mediazione. La medicina salvifica potrebbero essere, dunque, le primarie.

Giuseppe Conte, da parte sua, ieri ha lanciato un appello all’unità in Calabria.«Siamo disposti ad aprire un tavolo di confronto per costruire un progetto che dobbiamo declinare insieme affidando il compito di realizzare questa svolta a un candidato presidente di regione di alto profilo, espressione delle migliori energie della società civile». L’ex premier si guarda bene dal far nomi ma l’identikit sembra proprio quello di Ciconte. Anche senza passare per le primarie. A corto di militanti e a ranghi ridottissimi, i grillini temono il flop malgrado l’idea delle primarie fosse stata lanciata nelle settimane scorse proprio dalla sottosegretaria pentastellata Dalila Nesci. Adesso toccherà a Boccia fare ingoiare la pillola ai suoi. Sempre che riesca a recuperare la disponibilità di Irto, incontrato ieri riservatamente prima della riunione.

Sull’opzione Ciconte il consigliere reggino ha detto poco o niente. Mentre su un suo eventuale ripensamento ha ripetuto: «Ho posto delle questioni politiche, di programma, progetto e metodo. Alla luce delle risposte valuterò». A Ciconte guarda con favore l’area dem che fa capo al vicesegretario Peppe Provenzano. E anche le sardine paiono interessate all’operazione dopo aver bussato, invano, alla porta di Mimmo Lucano per candidarsi nella sua lista «Un’altra Calabria è possibile» ma in appoggio a de Magistris. Nel mentre, è lo stesso sindaco di Napoli a smentire categoricamente ogni possibilità di accordo con il Pd, primarie comprese. L’ipotesi era circolata ieri in tandem con quella del possibile ritiro della candidatura di Alessandra Clemente a Napoli per favorire i dem. «Non ci sarà un accordo in Calabria – ha ribadito de Magistris – non ci sono per nulla le condizioni e Clemente è in campo a Napoli. E lo sarà fino alla fine».