Da una parte le indiscrezioni su come si risparmierà sulle pensioni, dall’altra gli emendamenti già presentati. La manovra fantasma al senato provoca comunque proteste forti da parte di larghe fette della popolazione e categorie specifiche.
La fetta più larga è certamente quella dei pensionati a cui verrebbe nuovamente negata la rivalutazione dei loro assegni all’inflazione. Il blocco introdotto dalla riforma Fornero fu alleggerito di poco da Letta e, proprio ora che dal primo gennaio stava per tornare in vigore il sistema senza tagli – cosiddetto Prodi – arriva la notizia che per andare incontro alle richieste europee e limare la spesa pensionistica – che nel 2019 dovrebbe fermarsi a 4,7 miliardi, due in meno del previsto – si tornerà ad uno schema di indicizzazione molto parziale, simile a quella introdotta da Monti: l’adeguamento all’inflazione sarà totale solo per gli assegni fino a tre volte il minimo. Chi ha una pensione sopra al 1.530 euro lordi al mese – circa 1.000 euro al mese – sarà tutelato, tutti quelli con assegni sopra divisi in quattro fasce avrà un taglio della rivalutazione fino al 50 per cento sopra 6 volte il minimo – circa 3.000 euro.
Subito è arrivata la protesta immediata dei sindacati dei pensionati. «Il governo non faccia cassa con i pensionati andando a rimettere le mani sul sistema di rivalutazione e penalizzando così milioni di persone – attacca una nota unitaria dei segretari generali di Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, Ivan Pedretti, Gigi Bonfanti e Romano Bellissima – . Sarebbe un atto di imperio insopportabile e profondamente ingiusto, nonché un clamoroso passo indietro rispetto agli impegni assunti dal precedente governo che aveva stabilito il ritorno dal primo gennaio 2019 ad un meccanismo di rivalutazione che fosse in grado di tutelare il potere d’acquisto dei pensionati italiani. Quello che si profila non è altro che l’ennesimo furto alle pensioni medio-basse. Già altri governi in questi anni hanno seguito questa strada». Pertanto, concludono i segretari di Spi, Fnp e Uilp, «qualora fosse confermato questo intervento non staremo di certo fermi a guardare ma ci mobiliteremo».
Quanto agli emendamenti presentati ieri il centro di Roma è stato bloccato dalla protesta dai Noleggiatori con conducente (Ncc) che si sono trovati da tutta Italia a piazza della Repubblica con l’obiettivo di manifestare il proprio dissenso contro una legge, approvata nel 2009, che entrerà in vigore dal prossimo primo gennaio e che – a loro dire – metterebbe a rischio 80 mila imprese per un indotto di 200 mila lavoratori. La protesta è esplosa con tanto di «accerchiamento» contro alcuni vigili urbani e una presunta aggressione ad un tassista, poi smentita dagli stessi manifestanti. La rabbia si è diffusa a macchia d’olio per arrivare a palazzo Madama al grido di «buffoni, buffoni» rivolto ai rappresentanti del governo gialloverde.
L’entrata in vigore della legge è stata rinviata per dieci anni, complici successive proroghe. Una delle «nuove» norme particolarmente criticate dai manifestanti è quella che prevede il rientro nella rimessa di appartenenza da parte dell’autista una volta terminata la corsa. «Ho decine di clienti che accompagno regolarmente da Roma fino anche in Toscana o in altre regioni d’Italia – racconta uno degli autisti in piazza -. In questo modo non potrei più accettare la corsa. E poi, come ci si regola quando siamo fuori zona per più giorni?».
Altre polemiche riguardano l’uso dell’esercito per tappare le buche sulle malmesse strade della Capitale. A prevedere la misura è un emendamento M5S arrivato in commissione bilancio del Senato, ma dichiarato inammissibile. «Stiamo effettuando una semplice correzione formale del testo, che sarà ripresentato», garantisce il viceministro dell’economia, Laura Castelli. Mentre il ministro della Difesa Elisabetta Trenta chiarisce che l’intervento sarà circoscritto alle «situazioni di emergenza, i nostri militari sono dei professionisti, se qualcuno pensa che li mando a tappare buche si sbaglia. Massima disponibilità nell’aiutare la sindaca Raggi, ma seguendo il protocollo».
Polemiche in calo invece tra governo e Coni per la creazione della società Sport e Salute che gestirà oltre a quasi tutti i fondi delle federazioni sportive anche un concorso unico al posto di Totocalcio, ‘Il 9’ e Totogol. Dopo le accuse – «peggio del fascismo» – di qualche settimana fa oggi il presidente Giovanni Malagò ospiterà il premier Giuseppe Conte alla cerimonia di consegna dei Collari d’oro al salone d’onore Coni. Già il sottosegretario Giorgetti ha recepito alcune modifiche: nel cda di “Sport e salute” ci sarà anche un uomo di nomina Coni.