«Offensiva nei riguardi dei diritti dei pensionati», secondo la Fnp Cisl. «Irrispettosa della sentenza della Consulta», commenta la Uil. «Una prima parziale risposta, ma la questione non è ancora risolta», dice più cautamente lo Spi Cgil. La soluzione indicata ieri dal governo non soddisfa i sindacati. E dalle associazioni dei manager, tra quelle che avevano originato l’iter verso la Corte costituzionale, arriva una premonizione, che è pure un annuncio: «Molti cittadini vorranno rivendicare i propri diritti e ricorreranno al giudice». Quindi probabili ricorsi, anche se per quelli ci vuole tempo e nel caso sarà già un’altra era economico/politica, con buona pace di Matteo Renzi e delle imminenti elezioni regionali.

A tracciare il quadro dei rimborsi annunciati, piuttosto poveri, sono appunto Federmanager e Manageritalia: «Dei 10-12 miliardi lordi di impegno di spesa, dati dai 5 miliardi per il biennio 2012-2013, più il ricalcolo su 2014 e 2015, tornano indietro solo 2 miliardi – spiega l’avvocato Riccardo Troiano – Cifre che parlano da sole».

Ma, soprattutto, stona il diverso trattamento riservato alle pensioni d’oro, qualche anno fa, quelle sopra i 90 mila euro, a cui dopo un’analoga sentenza della Consulta è stato restituito tutto, e il trattamento riservato invece a chi percepisce assegni medi o addirittura medio-bassi: «Chi è sopra i 3 mila lordi euro non avrà nulla – aggiunge il legale delle associazioni dei manager – questo è un sacrificio chiesto a pensionati che non ricevono trattamenti alti, quando invece chi percepiva pensioni superiori ai 90 mila euro si è visto dichiarare incostituzionale il contributo di solidarietà con conseguente restituzione: già questa è una violazione della sentenza».

E infine, sull’una tantum: «I 500 euro annunciati sono una media, quando il rimborso medio totale avrebbe dovuto essere di 2.000-2.500. A conti fatti, anche chi otterrà il rimborso una tantum avrà un quarto o un quinto di quanto gli spettava. Inoltre sembra di capire che con 500 euro si chiude anche tutta la partita del 2015, quindi l’una tantum andrebbe a coprire quanto sarebbe spettato, ai milioni di cittadini interessati, dal 2012 a dicembre 2015». «La Costituzione è stata disattesa è la conclusione – Tutti sono stati danneggiati, anche chi percepisce poco più di 1.500 euro e a cui spettava una restituzione di circa 2.000 euro. Prevedo che molti cittadini ricorreranno al giudice».

Calcolatrice alla mano, anche la Uil prevede perdite pesanti per i pensionati: «Gli arretrati per le pensioni superiori a tre volte il minimo saranno solo tra il 4% e il 25% di quanto perduto a causa della mancata indicizzazione decisa dal decreto Salva Italia. Per i redditi da pensione tra i 1.500 e i 2 mila euro mensili si avranno 750 euro di rimborso, il 25% rispetto ai 3 mila di arretrati persi».

Di «solo l’11% restituito» parla la Cgia di Mestre, mentre per lo Spi Cgil Renzi è più generoso: «Così si restituisce solo il 30% del dovuto». Sulle rivalutazioni dal 2016, invece, lo Spi nota «un passo avanti» e chiede un confronto. Carla Cantone si è spinta oltre, e  per distinguersi dalle dichiarazioni di Susanna Camusso, che aveva spiegato di non poter votare questo Pd, da Lilli Gruber ieri ha detto: «Sì, io voterò, e voterò Pd».