Non stanno sereni. E ci manca poco che vogliano anche le rose. Solo posti in piedi al Teatro Nuovo per la manifestazione nazionale dei sindacati dei pensionati. Ci si affolla anche nei corridoi per discutere, dando una sbirciata alle foto in bianco e nero dei divi di una volta. Anche loro, più che pensionati, si sentono lavoratori di una volta. Stufi di sentirsi maltrattare dall’ideologo del nuovismo: «Siamo l’unico pezzo di welfare che funziona».

Padri e madri, con figli che non trovano un buon lavoro. Non c’è aria di nostalgia. Si dicono pronti a lottare, come una volta, per le loro pensioni (mediamente da fame) e per i loro figli. Dal palco suonano la carica. Qualcuno azzarda una suggestione: «Un governo di centrosinistra sta distruggendo la democrazia, qui ci sono tanti ex sessantottini, vogliamo o no recuperare quella cultura?».

Applauso. Vogliono riempire cento piazze, però le vogliono «visibili e rumorose» – e lo sguardo è rivolto a Carla Cantone, il segretario generale dello Spi Cgil che intanto accumula l’energia giusta per l’intervento finale.

A misurarli, gli applausi, si capisce che per Matteo Renzi butta male tra l’elettorato storicamente più fedele al suo partito. Questa platea deve averlo votato in massa alle ultime elezioni, altro che 41%. Eppure chi lo maltratta, con toni irriverenti, scatena il boato. Non se la prenda a male il presidente del Consiglio se è un altro Landini, Stefano, segretario generale dello Spi Cgil Lombardia, a non andare tanto per il sottile. Chiede il dovuto (la rivalutazione delle pensioni, il bonus da 80 euro, più giustizia sociale, una sanità che tenga conto dei non autosufficienti) poi alza i toni scomodando la lotta di classe per dire che non tutti viaggiano sulla stessa barca, «qui c’è chi rema e chi gozzoviglia facendosi trasportare». Stefano Landini grida che ci vuole «una tassa sui grandi patrimoni, i ricchi italiani sono i più ricchi d’Europa». Anche lui, come tutti, chiede l’unità del sindacato – «basta tatticismi quando la crisi induce alla disperazione» – ma il piatto forte del suo intervento è un altro.

E’ la cena di questa sera a Milano, con Matteo Renzi che liscerà il pelo a mille facoltosi «vip» disposti a sborsare mille euro per finanziare il Pd. «Renzi si faccia una corsetta al parco Sempione che sta ingrassando – si scalda Landini – questa cena la dice lunga su come è messo il paese. Venga a mangiare al circolone di Legnano, è un circolo di operai, ci venga senza scorta,lasci stare quei fighetti, a chi paga mille euro per una cena questo paese va bene così, anche marcio. Ci ripensi, mi chiami che prenoto, la Luisa fa il risotto con l’osso buco e se non la avviso prima si incazza».

Poi, Carla Cantone dovrà anche stare attenta a contenersi, «perché mi avete dato un po’ troppa carica». Ce l’ha con Renzi anche lei, ovvio, ma la prima benevola stoccata, senza fare nomi, è per altri: «Ci volevano i pensionati per farli sedere uno vicino all’altro» (saluta così la manifestazione di Roma, dove in contemporanea stanno partecipando anche Camusso, Furlan e Barbagallo). «Meglio essere uniti anche litigando che disuniti per la gioia di chi vuole farci sparire».

Vuole un incontro con il governo: «La prima cosa che chiederemo è lavoro per i nostri figli e i nostri nipoti». Vuole risposte: «Si devono dimenticare di ridurre il welfare, la sanità e l’assistenza perché ci sono i tagli lineari, noi non lo permettermo, vogliamo veder tutelate le nostre pensioni». Per il segretario dello Spi Cgil la mancata estensione delle 80 euro «è un affronto». Poi scherza sul bonus bebè, «noi i bambini li abbiamo fatti nel secolo scorso, potremmo anche riprovarci, con l’aiuto dello spirito santo».

Ma il tono cambia se è per replicare all’accusa più infamante (vecchi contro giovani): «Vergognatevi, e state zitti». Non c’è separazione intergenerazionale, anzi, «il lavoro anche per noi viene al primo posto». Per dire che le storie e i percorsi delle generazioni potrebbero tornare ad incrociarsi scandisce bene queste parole: «I nostri figli che sono operai non devono essere picchiati nelle piazze».

Cosa andrà a dirgli, sempre che Renzi si degni di concederle mezz’ora? Che bisogna tassare le pensioni dei ricchi, lottare contro l’evasione, diminuire le spese militari – «parlo degli F35» – cancellare le liste di attesa per un esame, estendere le tutele della maternità, «quello che abbiamo fatto noi nel secolo scorso». L’invito viene scandito più volte: «Studia, Matteo! Non dare retta al finanziere Serra». E ancora, in crescendo: «Renzi, lo diciamo per il tuo bene: il paese non è la ruota della fortuna, studia».

Più che materia di un confronto sindacale, la manifestazione andata in scena al Teatro Nuovo sembra un manifesto politico che non può trovare l’ascolto di un presidente del Consiglio che ha deciso di procedere in tutt’altra direzione. Forse, in assenza di sponde politiche credibili disposte a cambiare verso, anche in questo caso potrebbe intervenire lo spirito santo. Carla Cantone sembra fiduciosa: «Non ci hanno fermato prima e non fermeranno adesso».