«Sandro voleva bene alla donna, ma non riusciva a vederla per davvero, le sembrava così trasparente da poterle passare attraverso e così capitava a volte che, senza volerlo, le pestasse un piede o le chiudesse la porta in faccia tutto preso com’era dai suoi pensieri. Alla donna Sandro mancava terribilmente, non sapeva nemmeno lei perché, dato che ogni volta che lo vedeva perdeva un pezzo». È un brano tratto da Bendata di stelle (camminavo nel fuoco) libro illustrato da Elisa Talentino da un racconto di Luisa Pellegrino, che in maniera poetica e lieve affronta una storia dura e drammatica di violenza contro le donne. La protagonista è giovane e come tante, chi per esperienza diretta chi attraverso amiche o conoscenti, la violenza l’ha vista da vicino. Violenza nel suo significato più ampio, non solo fatta di schiaffi, pugni e calci, ma più subdola e strisciante che entra nella relazione e s’infiltra come un tarlo, rende passive, impaurite, subordinate, dipendenti.

E’ per riparare alla sopraffazione fisica e soprattutto psicologica che la donna del libro, lasciata volutamente con un appellativo generico, decide di ricucire i suoi pezzi. Mani, piedi, seni, dita, orecchie, imbastiti con punto filza e punto mosca. La donna ha imparato a rammendare il dolore, ad usare ago e filo, lavorare maglia e cotone per rattoppare tutto quello che si rompe. Sandro, lui sì ce l’ha un nome, perché è lui e non tutti gli uomini, per una scelta delle autrici di non generalizzare a tutto l’universo maschile, non la vede, la spinge per caso, distrazione, le fa male, senza accorgersene. Lei silenziosa e paziente come una moderna Penelope ricuce e mette al suo posto i pezzi staccati. La sua mano è diventata talmente abile che i punti non si vedono quasi, la pelle torna liscia come se niente fosse mai stato. I testi, delicati e forti allo stesso tempo, aprono gli occhi sulle piccole e grandi ferite quotidiane.

Costanti e metodiche, entrate nella normalità. Le autrici usano la metafora del cucito per rappresentare strappi sulla pelle e sul cuore senza però cadere nel vittimismo. Al contrario, nonostante il finale non sia affatto consolatorio, «la sopportazione e il masochismo della donna, che troppo spesso resta in una condizione di dipendenza per questioni culturali e sociali molto radicate, ci hanno dettato l’urgenza di lavorare sulla costruzione dell’autonomia e la riappropriazione di sé, ricucirsi nel senso di riprendere coscienza delle proprie parti, dei pezzi. La metafora è stata istintiva», spiega Luisa Pellegrino che ha scritto il testo, «dietro c’è un immaginario molto ampio sulla cucitura che pesca dagli antichi miti, ma anche da Maria Lai e Simone de Beauvoir. La donna è attiva e artefice della sua ricostruzione. Abbiamo cercato di comprimere una storia importante in un uno spazio breve e in modo leggero. È una situazione archetipica in cui molte donne s’identificano».

Fin dalla scelta del titolo Bendata di stelle (camminavo nel fuoco) è evidente lo stato di grazia della donna innamorata, accecata dal sentimento che le impedisce di accorgersi che i suoi piedi stanno bruciando. La scrittura e le illustrazioni viaggiano alla stessa velocità, in perfetta sintonia, dove l’uno evoca e accenna l’altro mostra, palesa, e viceversa. Di grande impatto la giovane donna rappresentata nuda e attraversata dalla braccia di lui come se il suo corpo non avesse consistenza. «Quando ho letto il racconto ho subito visualizzato queste immagini» racconta la Talentino, «è stato tutto chiaro fin dall’inizio, preciso, spontaneo, non ho dovuto mai forzare o razionalizzare. Quel testo doveva essere illustrato. Il libro è frutto di nove mesi di lavoro, la velocità nella realizzazione del segno mi ha fatto tagliare fuori indecisioni, insicurezze e razionalità. Il messaggio è molto forte ed è ottenuto per mezzo della bellezza e della lievità delle forme con l’illusione e la pretesa di andare oltre alle accuse di spettacolarizzazione della violenza sulle donne». Nessun riferimento a occhi neri, sangue, lividi, a cui una serie di immagini stereotipate ci hanno abituato e forse drammaticamente assuefatto.

Un volume delicato e potente, prezioso, utile, che grazie al medium dell’illustrazione forse potrà raggiungere una fascia di lettori più giovani e a cui farà scattare alcuni corti circuiti su cosa sia la violenza nelle relazioni, come si manifesti, oltre a imparare a riconoscerla. Dalle prime pagine le autrici ringraziano per questo risultato «tutti i narcisi da parete che hanno ispirato, motivato e reso possibile la realizzazione di questo libro». E fra le tavole non poteva mancare il narciso Sandro che fa bella mostra di sé in una foto incorniciata nel salotto mentre la donna è intenta a cucirsi le gambe sotto lo sguardo di lui in posa da vanesio. In Bendata di stelle la tecnica e il tratto della Talentino sono quelli a lei cari, l’uso della china su acetato, il lavoro in serigrafia, senza nessun supporto digitale se non in fase di montaggio delle immagini o le prove cromatiche.

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I colori scelti sono il blu, il bianco e il rosso che fa da trait d’union a tutte le tavole. Rosse sono le scarpe della protagonista, i capelli, il filo con cui si rammenda come una tela. A intervallare le illustrazioni alcuni cartamodelli tratteggiati, istruzioni per l’uso per chi come lei ha delle parti da aggiustare. In tutto questo c’è anche l’assenza: «Poi capitò che Sandro non si faceva vedere più per giornate intere» lei, vestita elegante in attesa di uscire con lui, è raffigurata sospesa in aria, legata a dei fili, intrappolata da una ragnatela. Ancora la tela, questa volta del ragno Sandro che la tiene ferma, bloccata. Il fidanzato è una presenza anche quando manca, fa male anche quando non fa nulla, è l’emblema di una relazione sbilanciata, storta, dolorosa. In chiusura una poesia “non ricordo quando ho perso la trama né quando l’ordito ha mutato le fila e mi sono ritrovata in trappola: non più ragno ma preda».

Bendata di stelle è un libro d’artista a tiratura limitata (quattrocento copie in italiano, centocinquanta in inglese), interamente in stampa risograph, con pagine doppie e brossura inversa. Realizzato da Inuit Editions, associazione culturale bolognese, libreria e progetto editoriale che promuove l’illustrazione e il fumetto indipendente, oltre che laboratorio di stampa serigrafica, fra i pochi a stampare con questa tecnica, una sorta di evoluzione del vecchio ciclostile. Il lavoro è stato presentato nei giorni scorsi a Bologna durante l’incontro fortunato di due importanti festival: la violenza illustrata, organizzato dalla Casa delle donne per non subire violenza, e BilBOlbul, manifestazione internazionale sul fumetto. Dieci tavole del libro saranno in mostra fino al 29 novembre in città alla galleria Freak Andò, per poi trasferirsi fino al 15 gennaio negli spazi di Inuit. Dal 27 novembre un allestimento analogo sarà esposto in contemporanea alla galleria Van Der di Torino, dal 6 dicembre ci sarà una tappa anche a Bergamo. La Talentino, diplomata in pittura all’Accademia di Belle Arti di Torino, è al secondo libro d’artista dopo che Le Jardin d’hiver ha partecipato alla biennale Ilustrarte di Lisbona e ha vinto di recente la menzione d’onore al premio Art Books Wanted.