Nel festival delle poltrone vuote, della pandemia, degli ascolti che non tornano, la terza serata verrà ricordata come quella in cui viene testimoniata la drammaticità in cui versa l’intera industria dello spettacolo. In particolare il mondo del teatro, testimonianza arrivata dalla performance dello Stato Sociale, che ha scelto di interpretare Non è per sempre degli Afterhours. Sul palco Emanuela Fanelli e Francesco Pannofino elencano i nomi di sale di tutta Italia chiuse per sempre o in attesa di riaprire, «con migliaia di live fermi e 10 mila persone che non lavorano più da un anno, ma non sarà per sempre». Standing ovation dell’orchestra. Ma prima c’è anche il monologo di Monica Guerritore-Penelope, donna usata «come un bastone per colpire altre donne», che ha aperto il terzo quadro – il più azzeccato finora – di Achille Lauro. Subito dopo, in una scena tutta dorata e ispirata all’antica Grecia, dove Achille Lauro è una statua greca tra le colonne, anche lui completamente dorato, parte la musica. Con Emma Marrone, Lauro canta appunto Penelope. «Dio benedica gli incompresi», è la preghiera che chiude il terzo quadro dell’ospite fisso del festival.

SERATA DELLE COVER fra luci e ombre e cantanti che non sempre si calano a dovere nei brani interpretati,anche per numerosi disguidi di carattere tecnico. Come nel caso di Noemi che intona con l’autore Neffa Prima di andare via, o Francesco Renga che accompagnato da Casadilego (recente vincitrice di X Factor) propone una versione con poco pathos di Una ragione di più. Per non parlare dell’imbarazzante performance di Francesca Michielin con l’imbalsamato Fedez in un medley ispirato – ma senza la loro ironia – dagli Oblivion. Volenteroso Irama – registrato per il noto problema della positività al Covid di un membro del suo staff – che ha il merito di proporre un pezzo di Guccini, Cyrano, con la sorpresa dell’attacco vocale dell’artista emiliano. I migliori? Samuele Bersani che si mangia letteralmente l’intimidito Willi Peyote ma porta a casa un’intensa versione di un suo classico, Giudizi universali. O l’Oriettona (Berti) nazionale che dà lezioni di canto e armonizzazioni vocali – accompagnata dalle Devas – su Io che amo solo te di Sergio Endrigo. Gazzè in una intensa versione di Nel mondo dei CCCP, Ghemon elegantissimo con i Neri per caso, La Rappresentante di Lista con una grintosa Rettore e una delicata Arisa supportata da Michele Bravi sulle note di Quando di Pino Daniele. Il napoletano di Ermal Meta non è proprio impeccabile, ma la sua versione di Caruso convince l’orchestra, tanto da aggiudicarsi la serata, tallonato dalla Berti e gli Extraliscio. Sommando i voti della terza serata, la classifica vede saldamente in testa Meta – crescono le sue chance di vittoria finale – seguito da Annalisa, Willie Peyote, Arisa, Irama, Lo Stato Sociale, Malika Ayane, Extraliscio, Orietta Berti, Maneskin.

RISALGONO GLI ASCOLTI: sono stati 10 milioni 596 mila, pari al 42.4% di share, i telespettatori che hanno seguito ieri su Rai1 la prima parte della terza serata del Festival; la seconda parte ha ottenuto 4 milioni 369 mila con il 50.6%. La seconda serata aveva ottenuto 10 milioni 113 mila spettatori con il 41.2% nella prima parte e 3 milioni 966 mila nella seconda con il 45.7%. Sempre negativo però il confronto c on il 2020 quando la serata duetti aveva fatto registrare 13 milioni 533 mila spettatori con il 53.6% di share nella prima parte e 5 milioni 636 mila con il 57.2% nella seconda.