Accantonata la legge elettorale, la camera vota oggi la fiducia sul disegno di legge di riforma del processo penale. Quella fiducia che, dopo aver riunito ministri e capigruppo nella sede del Pd a metà maggio, Renzi aveva decisamente escluso. Perché è materia che sta a cuore al suo primo oppositore interno, il guardasigilli Orlando. Ma soprattutto perché non voleva regalare ai 5 Stelle argomenti di propaganda – prescrizione troppo breve, «bavaglio» alle intercettazioni – in vista della campagna elettorale. Allora il segretario Pd sperava ancora nelle elezioni ravvicinate.

Ora invece quella prospettiva non c’è più. Non che i grillini rinunceranno a fare propaganda; hanno cominciato già ieri quando la ministra Finocchiaro ha annunciato in aula la fiducia. Prima i soliti cartelli e le urla dai banchi parlamentari, poi un post sul blog in cui si definisce la legge una «istigazione a delinquere» che accontenterà (per via del «bavaglio») tanti, «dai mazzettari alle Ong», sullo stesso piano. Perché le Ong secondo la nota dottrina Di Maio si stanno adesso accordando al telefono con i trafficanti libici per organizzare i «taxi» nel canale di Sicilia.

Il disegno di legge in questione contiene in realtà una delega al governo (da esercitare entro tre mesi) per intervenire sulle intercettazioni soprattutto dal versante della loro pubblicazione. Oltre che per garantire la segretezza delle conversazioni tra l’indagato e il difensore, limitare la diffusione delle intercettazioni non essenziali per le richieste dei pm attraverso un’udienza filtro), impedire l’uso dei software spia al di fuori delle indagini per mafia e terrorismo, Il difetto delle delega è semmai un’eccessiva vaghezza, che lascia lo spazio al governo per interventi non previsti – ma è un difetto di tutte le leggi delega approvate dalle camere in questa legislatura.

Così com’è pessima abitudine il ricorso alla fiducia – la 93esima denunciano i grillini – che anche questa volta impedisce qualsiasi discussione alla camera. Gli emendamenti erano pochi, un centinaio, e la maggioranza per il governo a Montecitorio è ampia. Solo che, come ha detto il ministro Orlando ieri incassando (finalmente) la fiducia, «è questa la condizione per l’approvazione del provvedimento». Non per niente la legge era rimasta bloccata al senato per oltre un anno e mezzo fino a che non è stata posta la fiducia (e a palazzo Chigi non c’era più Renzi ma Gentiloni). Senza fiducia, i centristi di Alfano non voterebbero il disegno di legge, «sul prolungamento della prescrizione e sul processo a distanza il nostro giudizio resta nettamente negativo», ha confermato il deputato di Ap Cicchitto. E c’è soprattutto il problema dei voti segreti, possibili per la maggior parte degli emendamenti. Visti all’opera i franchi tiratori sulla legge elettorale, è comprensibile che il governo ne abbia paura. Non tanto dalla parte dei parlamentari di Alfano che adesso (e non solo adesso) sono gli ultimi a immaginare di far cadere il governo Gentiloni. Quanto invece di nuovo dalla parte del Pd. Se infatti per lo sgambetto sull’emendamento alla legge elettorale nel partito si guarda ai deputati di Orlando, in questo caso trattandosi di un provvedimento fondamentale per il ministro della giustizia si potrebbe temere la vendetta dei renziani.

Nella legge ci sono anche la delega per la riforma dell’ordinamento penitenziario (per favorire l’accesso alle misure alternative al carcere), la riforma delle impugnazioni (per limitarle), l’estinzione mediante riparazione di una serie di reati minori e l’aumento dell pene per furto ed estorsione. E c’è poi una norma giudicata malissimo dai magistrati: l’avocazione da parte della procura generale delle indagini chiuse da tre mesi senza che sia stata formulata richiesta di archiviazione o rinvio a giudizio. Tutto questo in un solo voto di fiducia (la legge è di uno articolo con 95 commi…).
La commissione della camera ha deciso invece di non parlare della legge elettorale prima della fine del mese, quando saranno passati anche i ballottaggi nei comuni. E quando il tempo per consentire un’approvazione della riforma entro l’estate sarà definitivamente scaduto