Messico in allerta rossa per la nuova fuga dal carcere del narcotrafficante “El Chapo” Guzman alla cui ricerca si sono mobilitate le polizie internazionali. Anche gli Stati uniti hanno dato la loro disponibilità alle indagini.

Per ora sono state arrestate 31 persone, accusate di averlo aiutato a scavare il tunnel di oltre 2.500 metri attraverso cui il boss ha potuto fuggire dal carcere di massima sicurezza. Il presidente messicano Enrique Peña Nieto è di nuovo sotto accusa per la pervasività delle istituzioni al potere dei cartelli (Guzman appartiene a quello di Sinaloa).

«Una seconda fuga di Guzman sarebbe imperdonabile», aveva dichiarato Nieto quando Guzman evase una prima volta.

Il presidente messicano si trova in Francia, «invitato l’onore» per i festeggiamenti nazionali di oggi, accolto però anche dalle contestazioni dei collettivi di sostegno alle famiglie dei 43 studenti scomparsi a settembre dell’anno scorso. Una vicenda che ha messo in evidenza l’ampiezza della narcopolitica ma – scrive il Collettivo Marseille-Ayotzinapa – anche le responsabilità dell’esercito. Il collettivo protesta per la chiusura al pubblico del Mucem, il Musé de civilisations de l’Europe et de la Mediterranée di Marsiglia per la visita di Hollande e di Nieto.

«Da quando l’Arte è al servizio dei potenti e dei dittatori? Da quando voi li difendete?», scrive il Collettivo